di Civismundi
Finalmente il Consiglio dei ministri ha deciso, nel tardo pomeriggio di ieri, sulle feste degli italiani. Non ci sono novità significative rispetto a quanto era stato anticipato dal nostro e da tutti gli altri giornali.
Dal 24 al 27 dicembre tutta l’Italia sarà zona rossa, dal 28 al 30 diventerà zona arancione per tornare, poi, zona rossa dall’ultimo dell’anno al 3 gennaio e di nuovo il 5 e 6 gennaio.
Non ci si potrà spostare da una regione all’altra, ad eccezione di comprovati motivi di lavoro, necessità, salute.
Si potranno raggiungere le seconde case solo nell’ambito della stessa regione.
Per i pranzi natalizi si potranno invitare fino a due persone non conviventi dalle 5 alle 22, sono esclusi dal conto i minori di 14 anni.
In altra parte del QdC i lettori troveranno il quadro completo delle misure contenute nel “decreto Natale” che stavolta, come ha chiarito il presidente del Consiglio, sarà un vero decreto legge, non un DPCM.
Giuseppe Conte, ha spiegato i provvedimenti del governo nell’ormai consueta conferenza stampa televisiva. Ha parlato tenendo la mascherina, definendo le misure restrittive dolorose ma “necessarie anche in vista della ripresa generalizzata delle attività a gennaio. Il virus – ha detto – continua a circolare, si lascia piegare ma non si lascia sconfiggere. Per questo il Comitato tecnico scientifico teme gli assembramenti e la voglia di convivialità e socialità che caratterizza le feste natalizie”.
“Siamo vicini alla fine dell’incubo” ha detto il premier, confermando che il 27 dicembre sarà il “vaxing day”, il primo inizio della campagna vaccinale.
Rispondendo alla domanda di un giornalista, Conte ha parlato anche del “cashback di Natale”, molto discusso specialmente dopo la lettera della Banca centrale europea che contesta all’Italia di non aver chiesto alla stessa BCE l’autorizzazione prevista dalla normativa europea per spese che rischiano di diventare troppo onerose. Il premier ha difeso la scelta definendo il cashback “alleato degli italiani, non degli assembramenti” ed anche “una misura destinata a diventare di sistema” e un modo concreto di aiutare le famiglie italiane, così provate dalla pandemia.
Quanto costerà al paese, in termini economici, la nuova stretta? Moltissimo. Ristoranti, bar, pubblici esercizi, alberghi, stazioni sciistiche, operatori turistici, contavano di fatturare a Natale e durante le festività di fine anno un fatturato che li ripagasse, almeno in parte delle perdite subite, e molti hanno fatto scorte per essere pronti a lavorare nelle feste. Una perdita da calcolare in svariati miliardi.
C’è stato una lunga sospensione tra la fine della riunione del Consiglio dei ministri e la conferenza stampa del premier, iniziata solo attorno alle 22. Si è pensato a un piccolo giallo: ultime limature o ultimi contrasti da appianare. Ma Conte ha giustificato il ritardo dicendo che si è cercato all’ultimo momento il modo di inserire nel decreto ristori immediati per bar e ristoranti, per i quali, infatti, sono stati stanziati 645 milioni per fornire un ristoro del 100% rispetto a quanto ricevuto col “decreto rilancio”. Ha quindi preannunciato per gennaio un nuovo decreto ristori per le altre categorie costrette alla chiusura natalizia.
Conte ha ricordato che il governo è già intervenuto con rinvii e proroghe di imposte e tasse e con quattro decreti ristori che sono stati unificati con modifiche migliorative dal Parlamento, il quale sta lavorando adesso, con il concorso della maggioranza e dell’opposizione, per inserire ulteriori interventi di ristoro alle attività danneggiate nella legge di bilancio.
A noi non resta, adesso, che trascorrere le feste in casa, con pochi intimi. Magari seguendo, su giornali e TV, il solito, inevitabile strascico di recriminazioni e polemiche.