KEVIN FRAYER (GETTY)
Il governo cinese è chiamato a fare qualcosa per stimolare l’economia e creare posti di lavoro in un periodo in cui molti giovani hanno adottato un atteggiamento indicato con l’espressione “quattro no”: nessun interesse a uscire con un’altra persona, a sposarsi, a comprare casa o a fare un figlio.
Quando il 15 giugno Fu Linghui, il portavoce dell’ufficio nazionale di statistica, ha affermato che solo sei milioni di persone tra 16 e 24 anni in Cina sono ancora alla ricerca di un’occupazione, non ha contato gli 11,6 milioni di neolaureati che stanno per entrare nel mercato del lavoro. I suoi dati escludevano anche i tanti trentenni che hanno un lavoro precario. Alcune di queste persone si definiscono i giovani dei “quattro no”, un trend topic su internet in Cina. “Molti si aspettano di trovare un partner che possieda una casa, ma i prezzi degli immobili sono davvero troppo alti”, dice un trentenne in una videointervista. “Io sgobbo, ma senza alcun risultato”, afferma, e aggiunge che dal 2020 lavora per una piccola azienda che consegna pasti a domicilio a Pechino, ma devono ancora pagargli 20mila yuan (2.480 euro). Dieci anni fa si sarebbe potuto permettere di frequentare qualcuno, oggi no. E se avesse dei bambini, in questo mondo sarebbero destinati a soffrire. L’intervista è stata postata per la prima volta ad aprile su un canale di Bilibili, un sito per la condivisione di video con sede a Shanghai. Poi è stata bloccata, ma è ancora disponibile all’estero.
Alcuni ragazzi e ragazze cinesi hanno adottato qualche anno fa un atteggiamento da “sdraiati”, soffocati dalle pressioni sociali che gli imponevano di lavorare di più e raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi per comprare una casa e mettere su famiglia. Oggi molti sono disoccupati o precari e non vogliono indebitarsi. In un documento attribuito alla Lega dei giovani comunisti di Guangzho si spiega che in un recente sondaggio su 15.501 studenti universitari e giovani lavoratori è emerso che l’8 per cento mostrava le caratteristiche tipiche dell’atteggiamento dei “quattro no”. Nel documento si faceva appello a tutte le componenti della società affinché si adoperassero per trasformare i “quattro no” in “quattro desideri”.
Il documento è uscito dopo che il 15 giugno l’ufficio nazionale di statistica ha dichiarato che a maggio il tasso di disoccupazione tra i giovani di età compresa tra 16 e 24 anni nelle aree urbane della Cina ha raggiunto il 20,8 per cento, mentre quello delle persone tra i 25 e i 59 anni è al 4,1 per cento.
In un rapporto appena pubblicato dall’istituto di finanza e studi bancari dell’Accademia cinese delle scienze sociali si legge che molti giovani con un livello d’istruzione alto non sono riusciti a trovare un lavoro adeguato perché il settore immobiliare, internet e i servizi di tutoraggio scolastico sono stati danneggiati dalle norme introdotte negli ultimi anni per regolamentarli. “Anche se nel 2023 il numero di disoccupati in questi settori si è ridotto rispetto al 2022, continua a essere molto alto”, ha dichiarato il ricercatore Zhang Chong presentando il rapporto. “Il mercato del lavoro in Cina ha subìto dei cambiamenti rilevanti e ha visto prevalere il settore dei servizi a scapito di quello manifatturiero, in declino”, ha detto Zhang. “Questa tendenza ha avuto un impatto su gran parte dei giovani”.
Molti ragazzi con un livello di istruzione elevato hanno scoperto di avere profili che non corrispondevano a quelli richiesti sul mercato del lavoro, che dà importanza alle competenze tecniche più che ai risultati accademici. Inoltre, una crescita economica rallentata, l’impatto della pandemia che ha colpito in ritardo il settore dei servizi e l’uso di robot e dell’intelligenza artificiale hanno determinato anche in Cina un aumento della disoccupazione.
Il ministero degli affari civili ha annunciato che nel 2022 si sono sposate 6,8 milioni di coppie, circa 800mila in meno rispetto al 2021. È il dato più basso dal 1986. Ma il numero di coppie che si sposano è in calo dal 2014: è sceso gradualmente dai 13,4 milioni del 2013 ai 7,6 milioni nel 2021.
He Dan, direttore generale del Centro di ricerca sulla popolazione e lo sviluppo della Cina, ha dichiarato che nel 2022 il tasso di fecondità del paese è sceso a 1,07 dall’1,52 del 2019. Significa che una donna ha un solo figlio nel corso della vita. Perché la popolazione possa crescere è necessario superare la soglia di 2,1. Secondo i demografi molte giovani coppie cinesi hanno rinunciato ad avere figli per paura dei costi. A metà del 2021 il governo cinese incoraggiava a fare tre figli offrendo esenzioni fiscali, imponendo dei limiti ai prezzi delle case e mettendo fuorilegge i doposcuola privati in modo da limitare i vantaggi delle famiglie più ricche, che possono permettersi di pagare lezioni private e iscrivere i figli nelle scuole migliori. Dopo l’intervento del governo, gli insegnanti dei doposcuola sono rimasti senza lavoro e le famiglie ricche pagano insegnanti che vivono all’estero e fanno lezione online. Nonostante tutto, nel 2022 la Cina ha registrato la prima flessione della popolazione negli ultimi 61 anni e nel 2023 ha perso il primato di paese più popoloso del mondo, passato all’India.
Sul web c’è chi dice che il governo e il partito non danno ai giovani ciò che vogliono: abitazioni, posti di lavoro stabili e sussidi per poter mettere su famiglia nelle aree urbane. Gli chiedono invece di contribuire a far progredire le aree rurali. Sarebbe importante invece che le autorità capissero perché ragazzi e ragazze sono così pessimisti. ◆ gim