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Export: Sardegna, -24% nel I semestre; agroalimentare +18%

Di
Redazione
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3 Ottobre 2023

Cagliari, 3 ott. – Nel primo semestre dell’anno in Sardegna il valore delle esportazioni è diminuito del 24%, di oltre un miliardo in valore assoluto: il valore complessivo dei beni prodotti nell’isola e venduti all’estero è passato dai 4,3 miliardi di euro dei primi sei mesi del 2022 ai 3,2 miliardi dello stesso periodo di quest’anno. Pesano le minori vendite (-27%) di prodotti petroliferi raffinati, che rappresentano oltre l’80% dell’export totale dell’isola. La tendenza è fotografata nell’ultimo dossier del Centro studi della Cna Sardegna.
Al netto dei prodotti della raffinazione petrolifera,il valore complessivo è sceso a circa 570 milioni di euro, mentre l’anno scorso era di 609 milioni. Il calo è del 6,3%.
Nel contempo le esportazioni dei beni manifatturieri, al netto del settore estrattivo, dei prodotti agricoli primari e di altri beni non industriali (oltre che dei petroliferi), sono aumentate del 10,4%.
Anche grazie all’inflazione, l’agroalimentare si conferma il terzo settore, con esportazioni per circa 117 milioni di euro, pari al 18% in più rispetto al 2022, un valore pari a circa il 27% di tutto l’export manifatturiero non petrolifero. Perde il 3,3%, invece, il settore pastaio e dei prodotti da forno, mentre l’export di vini e bevande cede il 7,2% e quello di crostacei e conservati il 6,5%.
Va male il settore chimico-farmaceutico (-26,5% nel semestre), mentre cresce del 72,2% quello dei prodotti in metallo, che include anche armamenti e lavorazioni per le costruzioni: in un solo semestre il valore dell’export di questo comparto è stato superiore a quello registrato nei sei anni precedenti. Le esportazioni manifatturiere crescono soprattutto verso il Regno Unito (+443%). Tengono i mercati di Stati Uniti (+10%) e Francia (+35%), mentre si aprono nuovi sbocchi verso Brasile (+87%), India (+25%) e Turchia (+104%), ma anche verso alcuni Paesi africani, come la Costa d’Avorio, considerata snodo logistico e commerciale per i mercati dell’Africa sub-sahariana occidentale.
Crolla, invece, l’export verso Spagna (-50%) e Germania (-25%).
“Il nodo centrale rimane quello dei prezzi all’export”, osservano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna. “Il prezzo del pecorino, prodotto principe dell’export made in Sardegna, ha superato la soglia storica dei 15 euro al kg a giugno, livello mai raggiunto in passato, quasi 6 euro in più di quanto si registrava a giugno 2021, ma l’inflazione sui prezzi di vendita si osserva nella maggior-parte dei comparti produttivi. Si può dire che la politica di prezzo continui a pagare, ma c’è il rischio che in un contesto di domanda globale debole e voltatile le produzioni isolane possano perdere quote di mercato, a maggior ragione con oltre il 40% dell’export manifatturiero non-petrolifero concentrato in una manciata Paesi (Usa, Francia, Spagna e Germania)”.