di Antonino Gulisano
Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è il valore dei prodotti e servizi realizzati all’interno di uno Stato sovrano in un determinato arco di tempo. Detto valore è quello che risulta da un processo di scambio ovvero, in parole povere, dalla vendita di prodotti e servizi.
Esistono tre metodologie per calcolare il valore del PIL a seconda del punto di vista dal quale si esamina questa grandezza.
Il primo metodo, chiamato “Metodo della Spesa”, esamina il PIL dal lato della domanda, ovvero dal punto di vista di chi acquista e paga un prezzo per il prodotto/servizio: è composto dai consumi (spesa delle famiglie in beni durevoli, beni di consumo e servizi), dagli investimenti (spesa delle imprese e delle famiglie in beni strumentali e immobili), dalla spesa pubblica (spesa dello Stato e amministrazioni pubbliche) e dalle esportazioni nette (differenza fra esportazioni e importazioni).
Il secondo metodo si chiama “Metodo del Valore Aggiunto”: si esamina il PIL dal lato di chi vende il prodotto/servizio (ovvero dell’offerta), ci rendiamo conto che per arrivare al punto conclusivo del processo produttivo (la vendita) sono state realizzate una serie di operazioni come l’acquisto di beni intermedi (materie prime, semilavorati) e fattori produttivi (lavoro e beni strumentali) che permettono a ogni passaggio di aggiungere valore.
Il terzo e ultimo metodo si chiama “Metodo dei Redditi”. Si esamina il problema da un altro punto di vista, ovvero quello dei fattori di produzione impiegati per arrivare al bene finale. I fattori di produzione sono essenzialmente il lavoro e il capitale finanziario impiegato: questi fattori vanno remunerati con stipendi e profitti.
l Prodotto Interno Lordo è il principale indicatore di salute di un sistema economico, dato che rappresenta la capacità del sistema stesso di produrre e vendere beni. E’ sull’analisi dell’andamento passato e presente del PIL e sulle stime delle sue evoluzioni future che si concentrano le attenzioni di analisti ed economisti, e non solo: il PIL è infatti la variabile più importante nelle decisioni di politica economica.
Nell’ultimo numero di Ottobre sulla Rivista “Scienze”, ho letto un interessante articolo dell’economista americano Joseph E. Stiglitz, docente emerito della Columbia Univerity e premio Nobel per l’economia nel 2001. Stiglitz sostiene che il PIL misura il valore monetario di tutti i beni e servizi prodotti in una economia in un dato periodo di solito un anno. Se questo numero si abbassa, gli Stati possono fallire. Per questa ragione i Governi si sforzano di farlo crescere. La crescita del PIL non equivale ad assicurare il benessere di una Società.
Una famosa frase di Robert Kennedy recita: “Il PIL misura tutto, eccetto quello che rende la vita degna di essere vissuta”. Questo numero non misura la salute, l’istruzione, l’uguaglianza di opportunità, lo stato dell’ambiente, come molti altri indicatori sulla qualità della vita, la sostenibilità dell’economia. Nel 2008 fu insediata una Commissione internazionale di economisti dedicata alla misurazione della prestazione economica e del progresso sociale. Il rapporto fu Titolato: Misurare in modo non corretto le nostre vite: perché con il PIL i conti non tornano. Veniamo a un pannello di controllo per capire il PIL in un rapporto pubblicato nel 2009 di quella commissione internazionale di economisti di cui facevano parte: Amartyan Sen, della Harvard University, JanPoul Fitoussi, dellIstitut d’ètudes politiques di Parigi e Joseph E. Stiglitz.
“Benessere e progresso devono essere ripensati. Senza regole non è possibile realizzarli. Se al Benessere lo sostituiamo con il BenVivere? Ben prima che la crisi economica facesse riscoprire ai grandi governi mondiali le virtù della regolamentazione, Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia nel 1998, faceva parte di quegli economisti che difendevano il ruolo dello Stato contro la moda liberista. Ripensare il Benessere e il progresso sono solo questioni di regolamentarli o di ripensarli? A. Sen in una intervista su La Stampa afferma: “Bisogna elaborare altri indicatori della crescita economica. Gli indici della produzione o del commercio non dicono granché sulla libertà e sul benessere, che dipendono dall’organizzazione della società. Né l’economia di mercato né la società sono processi che si autoregolano”. L’indice di sviluppo umano Idh può essere uno dei nuovi indicatori che è stato concepito per i Paesi in via di sviluppo. l’Idh, (indicatore di sviluppo umano) sono indici per considerare: l’aspettativa di vita, l’istruzione, il reddito. Inoltre, nel Mondo la crisi ambientale non era ancora stata percepita in tutta la sua gravità. Tenendo conto di questo nuovo aspetto, Sen ritiene valida la sua visione della lotta alla povertà? Egli risponde che «Il declino della qualità dell’ambiente incide sulle nostre vite. Lo fa in modo immediato,ma anche riducendo le possibilità di sviluppo a lungo termine. L’impatto del cambiamento climatico è più pesante sulle società dei Paesi più poveri“. Se il reddito mediano (quello tra i più ricchi e i più poveri) sta stagnando anche mentre il PIL è in crescita. Ciò che significa? Che la crescita economica non è ripartita. Un buon indicatore della buona saluta di un’economia è la salute dei cittadini. Poiché non si riesce a trovare un unico indice in grado di riassumere quanto sta bene a una Società o all’economia. La soluzione, come sostengono quegli economisti della Commissioneinternazionale degli esperti, che ogni nazione ha bisogno di un insieme di indicatori che comunichino una diagnosi della Società e dell’economia. Se analizziamo questa crisi della pandemia i decisori della Politica devono usare questi indicatori, come i medici usano i propri strumenti diagnostici.
In questo mare globale economico e sociale nelle difficoltà di navigazione in tempesta è necessario trovare le nuove rotte per una navigazione più sicura. Questa nuova rotta può essere indicata non più nel Benessere, ma nel Ben Vivere.
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Fonte: Dal Quotidiano dei contribuenti
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