Dopo l’emendamento presentato dal Mef sul Superbonus “permangono elementi di retroattività”, con effetti negativi per le banche. Lo afferma un documento approvato oggi all’unanimità dal Comitato esecutivo dell’Abi. “In particolare – si afferma – per le banche sarebbe impossibile compensare i crediti d’imposta acquistati, incidendo negativamente sulla loro capacità di acquistare ulteriori crediti. Dovrebbero essere rivisti i piani di acquisto con riflessi negativi per le imprese che non riuscissero a cedere tali crediti”. “Auspichiamo quindi – chiede l’Abi – che il Parlamento e il Governo prendano nella dovuta considerazione anche tali importanti elementi”.“L’emendamento presentato dal Mef sul cosiddetto “Superbonus” ha parzialmente chiarito la tematica rispetto ad anticipazioni dei giorni precedenti – afferma l’Abi – è stato chiarito che a fronte di operazioni di sconto in fattura e di acquisto di crediti fiscali, connessi con il “Superbonus”, è confermata la possibilità di spalmare il credito fiscale in quattro anni”.
L’Associazione bancaria nota però che “permangono elementi di retroattività. In particolare: per i beneficiari diretti delle detrazioni relative alle operazioni attivate tra l’inizio del 2024 e l’entrata in vigore della legge di conversione; per le banche e altri intermediari finanziari che si vedrebbero ridotte dal 2025 le voci compensabili, incidendo, quindi, anche sui crediti maturati negli anni passati. In particolare, verrebbero escluse le componenti relative ai contributi previdenziali, assistenziali e ai premi per l’assicurazione contro gli infortuni del lavoro e le malattie professionali”.
“In questo modo – continua – per le banche sarebbe impossibile compensare i crediti d’imposta acquistati, incidendo negativamente sulla loro capacità di acquistare ulteriori crediti. Dovrebbero essere rivisti i piani di acquisto con riflessi negativi per le imprese che non riuscissero a cedere tali crediti. Tale aspetto è particolarmente rilevante per le banche, tenuto conto delle indicazioni della Banca d’Italia di gennaio 2021 e di luglio 2023 sugli acquisti dei crediti di imposta rivenienti dai bonus edilizi. In particolare, la Banca d’Italia ha indicato la necessità che “Le banche definiscono adeguate politiche e processi di governo e gestione del rischio in modo da assicurare che i plafond di acquisto dei crediti d’imposta siano definiti in funzione della capienza attuale e prospettica della posizione debitoria della banca nei confronti dell’erario, evitando così l’acquisto di un ammontare di crediti non congruo rispetto ai debiti utilizzabili per la compensazione”.