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Nuova Caledonia: “isola inferno”, nuovo Consiglio Difesa Parigi

Di
Lucia Cutrona
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20 Maggio 2024

Tensione alle stelle nel territorio d’oltremare della Nuova Caledonia, definito come “l’isola ormai più vicina all’inferno”, dove le violenze indipendentiste hanno causato sei morti in sei giorni, ingenti danni materiali e paralizzato la vita socio-economica. Finora lo stato di emergenza decretato il 15 maggio da Parigi non è bastato a far rientrare la crisi scaturita dalla ribellione degli indipendentisti contro una riforma elettorale varata la scorsa settimana dal Parlamento francese. Questa sera a Parigi alle 18.30, Emmanuel Macron presiederà un nuovo Consiglio di Difesa e di Sicurezza nazionale sul “monitoraggio della situazione in Nuova Caledonia”. Sarà il terzo in pochi giorni, dopo quelli di mercoledì e giovedì scorsi, al termine dei quali è stato instaurato lo stato di emergenza e annunciato, dal premier Gabriel Attal, l’invio di rinforzi di agenti di polizia e gendarmi, che superano ormai i 2.700 effettivi.
Venerdì scorso il capo del governo ha ricevuto a Matignon varie delegazioni di parlamentari per uno “scambio” sulla crisi, valutando inoltre un’eventuale proroga dello stato di emergenza. Per legge, se tale provvedimento venisse prorogato oltre i 12 giorni – entro la sera del 27 maggio – l’Assemblea nazionale e il Senato dovranno dare il loro consenso formale. Di fatto, durante il fine settimana un apposito progetto di legge è stato “in preparazione”, ma secondo il deputato Sacha Houlié (Renaissance) il governo spera ancora di escludere questa opzione se la situazione “fosse migliorata” nell’arcipelago della Nuova Caledonia. Ieri mattina presto è stata lanciata un’operazione di 600 gendarmi per “ristabilire l’ordine”, soprattutto sull’asse strategico di una cinquantina di chilometri che collega Nouméa all’aeroporto internazionale di La Tontouta, bloccato in più punti dagli indipendentisti. Un intervento col pugno duro a riprova della volontà di ripristinare l’ordine “a qualunque costo”, come dichiarato da Louis Le Franc, Alto Commissario francese in Nuova Caledonia. Oggi, lunedì di Pentecoste, è un giorno festivo e in loco la situazione rimane molto tesa nonostante le ingenti risorse impegnate dallo Stato per ripristinare l’ordine. Ci sono ancora numerosi blocchi stradali sul territorio dell’isola mentre l’aeroporto internazionale di Noumea resterà chiuso ai voli commerciali fino alle 12 di giovedì prossimo, nonostante le ripetute richieste da parte di Australia e Nuova Zelanda di poter evacuare i propri connazionali. Sul versante politico-negoziale in queste ore sono attese ulteriori decisioni sul rinvio o meno del Congresso, che dovrà ratificare entro la fine di giugno la contestata riforma del corpo elettorale della Nuova Caledonia, causa dello scoppio della violenza, e sulla creazione di una “missione di dialogo” per raggiungere un “accordo globale” tra i partiti pro-indipendenza e lealisti. Nel frattempo la Camera di Commercio e dell’Industria della Nuova Caledonia (CCI) ha lanciato un appello alla calma, per salvare il salvabile, affinché “quel poco che resta” dell’economia dell’arcipelago venga “preservato”, poiché una settimana di disordini ha causato danni alle imprese talvolta irreparabili. Secondo la stima resa nota giovedì scorso, finora i danni ammontano a 200 milioni di euro, ma da allora sono solo peggiorati. “Le conseguenze economiche e sociali di questi disordini sono già catastrofiche ed è assolutamente necessario preservare quel poco che resta della nostra economia”, ha dichiarato la CCI in un comunicato stampa. “Mentre più di 150 aziende sono state saccheggiate e date alle fiamme fino a oggi, lasciando più di 1.000 dipendenti senza lavoro, la zona industriale di Ducos, la linfa economica della Nuova Caledonia, è stata abbandonata al suo destino”, ha deplorato l’organizzazione, che difende gli interessi delle imprese. “È indispensabile mettere immediatamente in sicurezza questa zona per salvare le imprese ancora in piedi”, ha aggiunto la CCI, temendo che “nel prossimo futuro la nostra dipendenza dalle importazioni aumenterà ancora di più”. L’economia della Nuova Caledonia, territorio francese dal 1853, dipende fortemente dalle esportazioni di nichel, di cui l’arcipelago possiede dal 20 al 30% delle risorse mondiali, e dalle sovvenzioni del governo centrale.