DIVENTA SOCIO

Atletica: Evangelisti, “merito bronzo di Roma ’87, ero pulito”

Di
Lucia Cutrona
|
21 Giugno 2024

“Dopo tutto quello che è successo, sono stato io a rinunciare alla medaglia che, tra le tante cose, nessuno mi ha mai chiesto di restituire. È qui, a casa mia, durante il Covid quel bronzo l’ho messo nel medagliere perché so di meritarmelo”: così, nel corso di un’intervista con l’AGI, l’ex azzurro del salto in lungo Giovanni Evangelisti parlando dello scandalo del Mondiale di Roma ’87. “Anzi”, aggiunge, “se guardiamo l’aspetto doping, mi meriterei anche l’argento se non addirittura l’oro. Io ero pulito e dico che più di qualche medaglia italiana degli anni ’80 e metà anni ’90 è stata sporcata dal doping”.
Nel 1987 la misura del sesto e ultimo salto di Evangelisti venne volutamente modificata – tutto era stato progettato alla perfezione per il primo salto ma fu nullo – affinché Giovanni potesse conquistare una medaglia. Della gara truccata si è parlato a lungo e interessò la federazione internazionale e nazionale presieduta da Primo Nebiolo, il Coni, il gruppo dei giudici e l’allora ministro dello Sport, Franco Carraro. Seguirono denunce, controquerele e liti ma anche una serie di dimissioni ed esoneri: Sandro Donati, paladino nella lotta al doping e che denunciò l’imbroglio, rischiò il licenziamento e venne trasferito dal settore tecnico della Fidal al Coni; Enzo Rossi lasciò dopo 12 anni l’incarico di ct azzurro; Luciano Barra si dimise da segretario generale della Fidal e l’anno seguente anche Nebiolo da numero uno della Fidal.
“Quel salto effettivamente non lo sentivo così lontano, attorno agli 8 metri, ma quando ho scoperto tutto questo imbroglio ho deciso di rinunciare a quella medaglia”, ha precisato il 62enne ex atleta riminese. Venne riscritta la classifica: primo l’americano Carl Lewis con 8,67, secondo il sovietico Robert Emmijan con 8,53, e terzo promosso l’altro americano Larry Myricks con 8,33. Evangelisti scese dal podio perché l’8,38 venne cancellato e tenuto valido l’8,19 del terzo salto. Per la prima volta nella storia dell’atletica venne revocata una medaglia. (AGI)
(AGI) (AGI) – Roma, 21 giu. – “In quegli anni la Fidal (federazione di atletica leggera, ndr) ammetteva il doping e Nebiolo, presidente federale, sapeva della mia onestà e forse avrà detto ‘questa volta aiutiamolo’ ma è stata fatta una stupidata, io non sapevo nulla – ricorda Evangelisti, 62 anni, riminese di nascita ma veneto d’adozione che, dopo essersi allontanato dall’atletica, recentemente è tornato sui campi per allenare i giovani del Cus Padova –. Io ero un vero paladino contro il doping, mi dicevano ‘ma stai zitto, non devi dire nulla’, e poi proprio a me è accaduto il fattaccio a Roma. Cosa dico di quegli anni? Nella squadra italiana c’erano due gruppi, i puliti e quelli ‘meno’”.
Evangelisti, 59 volte maglia azzurra, primo italiano a superare gli otto metri nel salto in lungo (a una gara indoor a Milano nel 1982) e detentore del primato nazionale di 8,43 dal 1987 all’agosto del 2007 quando Andrew Howe atterrò a 8,47, parla del boom dell’atletica italiana degli ultimi anni.
“A Tokyo siamo andati benissimo e a Parigi mi auguro faremo altrettanto – dice all’AGI il bronzo olimpico di Los Angeles 1984 –. Il presidente Mei dice che è bravo, ma non è vero, perché lui ha la fortuna di avere questi ragazzi e che in alcuni casi sono frutto di coppie miste, vedasi Furlani, Iapichino e altri. Mei una volta eletto disse che avrebbe cambiato la struttura tecnica ma non ha cambiato nulla, ha fatto il contrario di ciò che aveva promesso. Agli Europei di Roma se ci fosse stata la Russia, che non ‘esiste’ dal 2015 (sospensione da parte di World Athletics, ndr), di medaglie sarebbero state conquistate la metà. Ogni presidente federale, ognuno che va al potere dice che è merito suo ma non è vero. Il merito è del binomio atleta-allenatore, la federazione convoca l’atleta ai raduni delle nazionali e consegna ai meritevoli la borsa di studio”.
Rispondendo alla domanda fino a quale misura potranno arrivare Mattia Furlani e Larissa Iapichino, Evangelisti vde grandi margini di crescita: “Furlani ha talento e può saltare anche 8,60, lui da junior salta 8,38 io non oltre 7,84, Iapichino è forte e al record della mamma (7,11) ci arriverà”.
A suo dire resta invece inavvicinabile il record del mondo di 8,95 metri di Mike Powell (1991): “In questo momento nessuno può batterlo, l’unico che poteva saltare più di 9 metri era Carl Lewis ma lui si dedicava anche ai 100, 200 e staffetta”. Quanto a quello europeo del russo Robert Emmijan di 8,86 (1987), Evangelisti ha le idee chiare: “Robert aveva lo stile più bello di tutti, ma quello è un record fasullo fatto in altura con vento ai tempi dell’Unione Sovietica”. (AGI)