E la Sicilia va. Nel primo semestre del 2024, l’attività economica dell’Isola ha continuato a espandersi: in base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale elaborato dalla Banca d’Italia, il prodotto è cresciuto di circa un punto percentuale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; la variazione è stata superiore a quella media nazionale e a quella del Mezzogiorno. Viene fuori dall’aggiornamento congiunturale dell’economia in Sicilia di Bankitalia.
Le condizioni del mercato del lavoro siciliano hanno continuato a migliorare: l’occupazione è aumentata in misura superiore alla media nazionale; la crescita del numero degli occupati ha riguardato tutti i settori con l’eccezione dell’agricoltura e del comparto del commercio, alberghi e ristoranti. Il tasso di attività è salito e, in presenza di una riduzione del numero di persone in cerca di occupazione, il tasso di disoccupazione è diminuito. Nel dettaglio, la crescita del numero di occupati, rispetto al primo semestre dell’anno precedente, è stata del 4,3 per cento (5,5 nel 2023) a fronte di incrementi pari al 2,5 e all’1,5 per cento rispettivamente nel Mezzogiorno e nella media nazionale. L’espansione dell’occupazione si è riflessa in un incremento del reddito delle famiglie siciliane il cui potere d’acquisto, in una fase di inflazione contenuta, è tornato a salire. Nella media del primo semestre dell’anno, il tasso di occupazione per la popolazione tra 15 e 64 anni è salito di 1,8 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2023, portandosi al 45,9 per cento (48,8 nel Mezzogiorno e 61,9 in Italia); la maggiore partecipazione al mercato del lavoro in termini di occupati ha contribuito all’innalzamento del tasso di attività di un punto percentuale al 53,7 per cento. Il contestuale calo del numero di persone in cerca di lavoro, nella componente degli ex occupati e di quelli senza esperienza di lavoro, ha invece portato alla riduzione del tasso di disoccupazione al 14,1 per cento (13,3 e 7,2 rispettivamente nel Mezzogiorno e nella media nazionale).
La congiuntura del settore industriale è stata debole; pur beneficiando dello stimolo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, la quota di imprese che hanno rivisto al ribasso i programmi di investimento ha prevalso su chi ha investito più del previsto. L’attività delle imprese delle costruzioni è aumentata, sostenuta dalla realizzazione delle opere pubbliche bandite negli anni recenti. Nonostante il rallentamento dei consumi e delle presenze turistiche, l’andamento del terziario si è mantenuto positivo. Nel complesso le aziende con fatturato in aumento hanno prevalso su quelle che ne hanno subito una riduzione e la redditività è rimasta positiva per la maggior parte delle imprese. Un’attività di investimento ancora contenuta, tassi di interesse su livelli elevati e una maggiore cautela da parte degli intermediari finanziari si sono riflessi in un calo dei prestiti al settore produttivo, soprattutto per le imprese di minori dimensioni e per quelle delle costruzioni.
I consumi hanno registrato un’ulteriore decelerazione. La crescita dei finanziamenti alle famiglie ha lievemente rallentato. Come nel 2023, le erogazioni di nuovi mutui si sono ridotte, risentendo del calo delle compravendite immobiliari; il credito al consumo ha invece continuato a crescere a ritmi vivaci. Dopo la contrazione dell’anno precedente, la variazione dei depositi bancari detenuti da famiglie e imprese è tornata positiva, sospinta dall’accumulo di liquidità del settore produttivo. Ha continuato a crescere il valore dei titoli detenuti presso il sistema bancario, soprattutto per effetto delle sottoscrizioni di nuove emissioni di titoli di Stato e altre obbligazioni.
È emerso qualche segnale di aumento della rischiosità del credito bancario: il tasso di deterioramento è salito, seppure in misura contenuta; l’indicatore è rimasto invariato per le famiglie ed è cresciuto debolmente per le imprese, specie per i settori dei servizi e delle costruzioni. (AGI)