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Imprese: in Italia 78% non trova candidati con competenze giuste

Di
Lucia Cutrona
|
12 Febbraio 2025

In Italia il 78% delle aziende vorrebbe assumere nuove risorse ma non trova candidati con le necessarie competenze: è il dato più alto di sempre per il nostro Paese. Il tema è rilevato soprattutto nei settori “trasporti, logistica e automotive”, “sanità e life sciences” e “industria e materiali” e dalle imprese di medio-grandi dimensioni. In particolare c’è una grande domanda per le competenze digitali. Tutto questo emerge dal nuovo rapporto “Talent Shortage” di ManpowerGroup, multinazionale leader mondiale nelle innovative workforce solutions, che ha intervistato oltre 40 mila datori di lavoro in 42 paesi del mondo. Nel confronto globale, il dato italiano appare superiore alla media, dove il 74% delle organizzazioni mondiali riferisce difficoltà a trovare personale. Restringendo l’analisi all’Europa, la condizione italiana risulta decisamente migliore di quella della Germania – dove il talent shortage raggiunge l’86%, valore più alto al mondo – e in linea con Paesi paragonabili come Francia e Regno Unito, entrambi al 76%. Nel continente spicca il dato della Polonia (59%), tra i Paesi al mondo con le minori difficoltà di reperimento. “Lo sviluppo tecnologico, l’introduzione di nuove tecnologie come l’IA e la transizione ecologica stanno favorendo un rapido cambiamento del mondo del lavoro. Per ricoprire posizioni nuove o profondamente trasformate serve un rinnovato bagaglio di competenze in costante aggiornamento. Come emerge dal nostro report, allo stato attuale questo ha portato a un distacco tra le richieste delle aziende e le competenze in possesso dei candidati” afferma Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia.
A livello di settore, in Italia la questione è sentita soprattutto dalle organizzazioni del settore “Trasporti, logistica e automotive” (l’84% afferma di avere difficoltà di reperire talenti, +10% rispetto a media globale), da quello “Sanità e life sciences” (83%, +6% media mondo) e “Industria e materiali” (82%, +9%). Il talent shortage è poi segnalato dal 77% del settore “Beni di consumo e servizi”, dal 75% del settore “IT” e “Finanza e immobiliare”, dal 71% di “Energia e utilities” e dal 70% delle “Telecomunicazioni”. La tematica è marcata in particolare nelle imprese di dimensioni medie (50-249 persone) e medio-grandi (250-999), rispettivamente con valori dell’82% e del 79%, mentre è meno sentita in quelle grandi (1000-4999) col 70% e grandissime (oltre 5000 persone) con il 74%. Le competenze più difficili da trovare si confermano essere quelle informatiche, come indica un datore di lavoro su quattro (24%). Quasi uno su cinque segnala la mancanza di skill nell’amministrazione (18%), mentre per il 17% c’è richiesta di competenze relative alla manifattura, alla logistica, al front-office e alla relazione coi consumatori. Tra le strategie su cui i datori di lavoro puntano per risolvere la carenza di talenti, quella a cui si affidano più aziende è l’upskilling e reskilling del personale già in azienda, come afferma il 22% delle organizzazioni intervistate. È ritenuto molto importante anche offrire maggiore flessibilità su luoghi e tempi di lavoro (dal 17%) e aumentare i salari (16%). Il 15% delle imprese intende puntare su nuovi talenti esterni e la stessa percentuale agisce con un incremento del personale temporaneo. Per il 14% la soluzione può venire da un aumento dell’automazione e dell’uso di IA, mentre solo il 9% pensa di poter ridurre le competenze richieste ai candidati. (AGI)