Sarebbe stato molto florido e di ‘vecchia data’ il commercio di argento nell’antica Grecia, ad Atene in modo particolare, favorendo in alcuni casi anche l’ascesa politica di personaggi illustri. Lo attesterebbe una recente analisi condotta su alcune antiche monete da ricercatori internazionali, dell’Australian Catholic University, Australia, dell’Ecole Normale Supérieure de Lyon e dell’Université de Lyon, Francia, e della Macquarie University di Sydney, Australia, documentata in un lavoro su Archaeological and Anthropological Sciences.
Il metallo, secondo questi ultimi studi, sarebbe stato di provenienza internazionale e potrebbe avere aiutato un tiranno predemocratico a salire al potere. Prima che Atene adottasse la prima forma di governo democratico al mondo, nel VI secolo a.C. era governata dal tiranno Pisistrato, un politico greco ‘ben inserito’ che nonostante fosse stato esiliato dalla città numerose volte, proprio grazie al potere e al denaro che aveva accumulato, sotto forma di argento, era riuscito a formare un esercito, potendo così tornare a riprendere il comando della città. Da buon stratega, Pisistrato era anche riuscito a controllare e a manovrare le operazioni di estrazione dell’argento, esternalizzando l’attività, superando così l’ostacolo delle tribù locali, ostili, che avevano il pieno dominio della regione e delle sue miniere.
La scoperta del commercio di argento emerge dall’analisi di 22 monete antiche, note come wappenmünze, conservate nel Museo numismatico di Atene e nel British Museum di Londra, Regno Unito. Oltre all’argento, le analisi hanno attestato la presenza nelle monete di una miscela di altri elementi, tra cui rame, zinco, oro e piombo. Dopo avere ottenuto dei microgrammi di metalli, i ricercatori tramite una tecnica chimica – la gascromatografia – ovvero una spettrometria di massa, sono riusciti a misurare il rapporto e l’abbondanza di diversi isotopi di piombo all’interno dei campioni, i quali a seconda del luogo di estrazione hanno caratteristiche differenti potendo così stabilire la diversa provenienza.
Confrontando le firme delle monete con quelle di un database di isotopi di piombo, sarebbe emerso che i metalli contenuti in queste monete provenivano con molta probabilità da miniere delle Spagna e Francia meridionale, del Mediterraneo occidentale e dei Paesi balcanici come Turchia, Romania e Bulgaria. Ciò fa dedurre che Pisistrato possa avere sfruttato connessioni internazionali per coniare le monete, suggerendo anche che queste regioni all’epoca fossero accomunate da un commercio ben più florido di metallo d’argento di quanto ritenuto in precedenza. (AGI)
