Di Lillo Venezia
La morte di Vincino è per me un colpo bruttissimo. Gli ero molto affezionato e gli anni di lavoro insieme al quotidiano Lotta Continua ed al settimanale il Male, non posso dimenticarli.
Mi coinvolse anche nell’ultima fatica con Vauro, quando, per un anno, ridiedero vita al Male.
Ci incontrammo ad una manifestazione a Roma per ricordare Mauro Rostagno e lì, in quella occasione, mi disse: Calogero ti va di ritornare al Male? Tu non puoi mancare.
Ovviamente dissi di sì, per me era ritornare giovane e perché no, militante.
E spuntò il Male di Vincino e Vauro. Per ben due volte riuscii a coinvolgere Vincino in iniziative in Sicilia, dopo che ebbi lasciato Roma.
La prima volta in occasione dei 40 anni trascorsi dalla presenza di Lotta Continua in Sicilia e la seconda volta per un dibattito organizzato a Catania dalla sezione di Sel su satira e sinistra. Tutte due le volte mi accusò simpaticamente di averlo tirato in una trappola.
A Siracusa, per i 40 anni, perché circondato in una sala piena da siracusani di Lotta Continua, che però lui amava molto per i trascorsi politici e comunque confortato dalla presenza di compagni di Palermo, a Catania perché si trovò, nonostante un maltempo ingeneroso con noi e lui in particolare, circondato da catanesi che gli posero subito un problema tutto siciliano: era meglio dire arancino o arancina. Dopodichè, ai pochi fortunati presenti, non risolto il dilemma, fu data la possibilità di ascoltare un grande della satira e della vignetta, la sua cultura in merito, molto americana come tradizione.
Una bella persona, insomma, che ho avuto l’onore di conoscere e di frequentare, prima perchè compagni militanti in Lotta Continua e poi perché vederlo lavorare e fare le vignette, era un grande stimolo per la serietà e l’umiltà con cui si poneva con noi tutti.
Non posso che essere vicino alla sua compagna di vita, Giovanna ed alla figlia.
Ciao Vincino
Fonte: Editoriali di Quotidiano dei Contribuenti
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