Roma, 1 marzo 2016 – Gli sgravi delle cartelle “pazze” costano ai contribuenti italiani quasi un miliardo di euro in cinque anni, considerato che il costo medio di lavorazione di un ruolo esattoriale è di circa 30 euro e che a livello complessivo, dal 2000 al 2015, su circa 250 milioni di documenti gestiti da Equitalia (cartelle, avvisi di addebito e avvisi di accertamento), quelli oggetto di provvedimenti di sgravio, emessi dai vari Enti creditori nelle diverse fasi del procedimento di riscossione, ammontano a circa 30 milioni. A confermarlo il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, dopo avere letto il testo dell’audizione del presidente di Equitalia davanti alla Commissione Parlamentare sull’anagrafe tributaria.
“Un costo assurdo che alla fine paghiamo sempre noi contribuenti. Ma non finisce qui, – aggiunge Finocchiaro, – perché a tutto ciò bisogna aggiungere i costi che sostengono gli enti impositori per predisporre le procedure di sgravio.
Tutto ciò porterebbe alla non trasparenza stessa dei bilanci di questi enti, dove vengono iscritti somme da incassare che dopo anni diventano sgravi.
“Insomma– conclude Finocchiaro – fra costi e trasparenza il legislatore dovrebbe meglio ragionare prima di dare credibilità ai conti e soprattutto dare minor vessazione ai contribuenti, costretti a pagare a caro prezzo gli errori della pubblica amministrazione”.