Ci sono quasi 3 milioni di italiani che prendono meno di 9 euro l’ora e vedrebbero aumentare lo stipendio con l’introduzione del salario minimo. Lato imprese, per il totale delle aziende con dipendenti (che sono 1,5 milioni), ci sarebbe un aggravio di costi pari a 4,3 miliardi complessivi. Idati sono stati forniti da Gian Carlo Blangiardo, presidente ISTAT, in audizione alla commissione Lavoro della Camera dei Deputati.
Aumenti di salario: stime
Ad oggi, il valore medio della retribuzione oraria contrattuale in Italia(dati relativi a 73 contratti nazionali) è pari a 13,86 euro mentre quello mediano (che esclude quindi le retribuzioni più alte e quelle più basse) è di12,48 euro.
Ebbene, come si legge nella relazione:
l’adeguamento al salario minimo di €9 determinerebbe un incremento sulla retribuzione media annuale dello 0,9% per il totale dei rapporti e del 12,7% per quelli interessati dall’intervento.
Per la precisione, ci sono 2,9 milioni di lavoratori per i quali la legge comporterebbe un aumento. Sono circa il 21% del totale (2,4 milioni se si escludono gli apprendisti).
L’incremento medio annuale sarebbe per loro pari a 1073 euro all’anno per ogni lavoratore (aumento complessivo del monte salari stimato: circa 3,2 miliardi di euro).
L’adeguamento al salario minimo di €9 determinerebbe un incremento sulla retribuzione media annuale dello 0,9% per il totale dei rapporti e del 12,7% per quelli interessati dall’intervento.
L’aumento coinvolgerebbe soprattutto i lavoratori occupati nelle altre attività di servizi (+8,8%), i giovani under 29 (+3,2%) e gli apprendisti (+10%). I settori più coinvolti: alloggio e ristorazione, noleggio, agenzia di viaggio e servizi di supporto alle imprese, attività artistiche, e in generale nei servizi.
«Minore è la retribuzione annuale, soprattutto in funzione della durata del rapporto di lavoro, minore è il vantaggio in termini assoluti del miglioramento della situazione retributiva», spiega Blangiardo.
Il 91% dei circa 150mila lavoratori sotto i 450 euro annui avrebbero incrementi fino a 150 euro. Coloro che hanno una retribuzione compresa fra i 13mila 500 e i 18mila euro, avrebbe un aumento superiore ai 500 euro: nel 50% dei casi, l’aumento supera i 1500 euro.
Per quanto riguarda le imprese, come detto l’ISTAT calcola una spesa complessiva di 4,3 miliardi. Una cifra che, se non venisse trasferita sui prezzi, «porterebbe a una compressione intorno all’1,6% del margine operativo lordo».
Questi impatti «tendono ad aumentare in misura consistente in alcunisettori dei servizi, risultando pari a circa il 70% del margine operativo lordo per i Servizi di vigilanza e investigazione, a circa il 33% per l’Assistenza sociale non residenziale e 34% le Attività di servizi per edifici e paesaggi, al 24% per le Attività di ricerca, selezione, fornitura del personale, al 19% per le Altre attività di servizi alla persona».
Fonte: PMI.IT