Istat: nel 2020 crollo senza precedenti del Pil, – 8,9%. Il debito schizza al 155,6%
AGI – L’Istat conferma per il 2020 un crollo senza precedenti per il Pil: -8,9% dovuto in particolare alla domanda interna, mentre la domanda estera e la variazione delle scorte “hanno fornito un contributo negativo limitato”.
Dal lato dell’offerta di beni e servizi, il valore aggiunto ha segnato cadute marcate, particolarmente nelle attività manifatturiere e in alcuni comparti del terziario. La contrazione dell’attività produttiva si è accompagnata a una decisa riduzione dell’input di lavoro e dei redditi.
Rapporto debito/Pil al 155,6%
Il rapporto tra debito e Pil invece è schizzato al 155,6% nel 2020 dal 134,6% del 2019, precisa ancora l’Istat.
Il dato è inferiore alla stima del 157% fissata dal governo. In termini assoluti, il debito si attesta a 2.569,258 miliardi di euro a fronte dei 2.409,904 miliardi del 2019.
Pressione fiscale in aumentto al 43,1%
Quanto alla pressione fiscale complessiva, nel 2020 è risultata pari al 43,1%, in aumento rispetto al 42,4% del 2019 e al 41,7% del 2018. L’Istat sottolinea che la crescita è dovuta alla “minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,4%) rispetto a quella del Pil a prezzi correnti (diminuito del 7,8%)”.
Inflazione sale a febbraio e consumi
L’inflazione intanto si conferma in crescita per il secondo mese consecutivo a febbraio. Secondo le stime preliminari dell’Istat, l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile e dello 0,6% su base annua, in accelerazione rispetto al +0,4% di gennaio. L’incremento del dato tendenziale è prossimo a quello di giugno 2019, quando fu pari a +0,7%.
La crescita dell’inflazione, spiega l’istituto di statistica, si deve prevalentemente all’ulteriore attenuarsi della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati (da -6,3% di gennaio a -3,6%) e all’inversione di tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,1% a +1,0%).
I prezzi dei beni tornano a crescere dopo dodici mesi di variazioni tendenziali negative. La loro dinamica si somma a quella dei prezzi dei servizi che accelerano, seppur di poco, con una crescita nuovamente superiore al punto percentuale (l’ultima volta era stato a ottobre 2019).
Dopo il timido rialzo dello 0,3% nel 2019, i consumi delle famiglie sono andate a picco nel 2020 a causa della pandemia: la spesa è infatti scesa del 10,7%. Per i consumi di beni è calata del 6,4% mentre quella per i servizi del 16,4%. In termini di funzioni di consumo le cadute più accentuate, in volume, riguardano le spese per alberghi e ristoranti (-40,5%), per trasporti (-24,7%), per ricreazione e cultura (-22,5%) e per vestiario e calzature (-20,9%). Le uniche componenti di spesa che segnano una crescita sono alimentari e bevande non alcoliche (+1,9%), comunicazioni (+2,3%), e abitazione, acqua, elettricità, gas ed altri combustibili (+0,6%).
L’indebitamento delle pubbliche amministrazioni
L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, misurato in rapporto al Pil, registra ancora l’Istat, è stato pari a -9,5% nel 2020, a fronte del -1,6% nel 2019. L’istituto sottolinea che il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) misurato in rapporto al Pil, è stato pari a -6,0% (+1,8% nel 2019).
Il “netto peggioramento” del deficit rispetto al 2019, spiega l’istituto di statistica, è stato determinato dalla “caduta delle entrate”, diminuite del 6,4%, e dal “consistente aumento delle uscite, dovuto alle misure di sostegno introdotte per contrastare gli effetti della crisi su famiglie e imprese”. In valore assoluto l’indebitamento è pari a 156,338 miliardi di euro, in aumento di circa 128,4 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente. Il saldo primario è negativo per 99,029 miliardi.
Il saldo di parte corrente (risparmio o disavanzo delle AP) è negativo per 70,699 miliardi (+29,790 miliardi nel 2019). Tale incremento è il risultato di una diminuzione delle entrate correnti di circa 53,5 miliardi di euro, a fronte di un’aumento delle uscite correnti di circa 47 miliardi.
Fisco e entrate della Pa
Nel 2020 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche sono diminuite del 6,4% rispetto all’anno precedente. L’incidenza sul Pil è pari al 47,8%. Le entrate correnti hanno registrato un calo del 6,4%, attestandosi al 47,5% del Pil. In particolare, le imposte dirette sono diminuite del 2,1%, principalmente per la forte contrazione dell’Irpef, in parte compensata dall’aumento dell’imposta sostitutiva per i contribuenti in regime forfetario, mentre l’Ires ha registrato un calo più contenuto.
Le imposte indirette hanno registrato una caduta più marcata (-11,2%), con diminuzioni significative del gettito Iva, delle accise, dell’imposta sul Lotto e lotterie e dell’Irap. I contributi sociali effettivi sono scesi rispetto al 2019 (-5,8%). Le altre entrate correnti si sono ridotte dell’1,6%, nonostante l’andamento positivo dei dividendi. Il calo delle entrate in conto capitale (-7,0%) risente principalmente della contrazione delle imposte in conto capitale.
Nel 2020 le uscite totali delle Amministrazioni pubbliche sono cresciute dell’8,6% rispetto al 2019. In rapporto al Pil sono risultate pari al 57,3%. Al loro interno, le uscite correnti sono aumentate del 5,8% principalmente a causa della dinamica delle prestazioni sociali in denaro (+10,6%, +3,7% nel 2019), a loro volta guidate dal forte incremento degli assegni di integrazione salariale, passati da circa 800 milioni nel 2019 a oltre 14,5 miliardi nel 2020, dagli assegni e sussidi assistenziali (da 20,1 miliardi del 2019 a 34,6 miliardi nel 2020) e dalle pensioni e rendite (+6,6 miliardi, +2,4%).
Sono risultati in crescita anche i redditi da lavoro dipendente (+0,3%), i consumi intermedi (+2,8%) e le altre uscite correnti (+11,2%), queste ultime principalmente per l’aumento dei contributi alla produzione.
Gli interessi passivi diminuiscono del 5,0%, proseguendo la discesa già registrata nel 2019 (-6,6%). Le uscite in conto capitale sono salite del 44,6% per la forte crescita delle altre uscite in conto capitale che includono la registrazione delle spese previste a copertura delle garanzie statali a favore delle piccole e medie imprese (oltre 12 miliardi) e i contributi a fondo perduto a supporto dell’attività di impresa (oltre 9 miliardi), per effetto delle misure previste dai decreti emanati nel corso del 2020.
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Source: Da QdC ad Imprese
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