Sul tavolo i temi degli anticipi pensionistici, con Opzione donna e quota 103 che scadranno a fine anno, della previdenza complementare, della staffetta generazionale e dei fondi pensione.
Dopo l’incontro ad ampio raggio con le sigle sindacali a fine maggio, domani riparte il round sulla previdenza, fermo a febbraio, in vista della prossima legge di bilancio. L’obiettivo è di definire la griglia di interventi da inserire in manovra ma anche in un orizzonte temporale più lungo che abbracci l’intera legislatura in una prospettiva strutturale, per superare la legge Fornero e consentire una maggiore flessibilità in uscita, a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, come chiedono i sindacati. Il nodo restano sempre le risorse. A fine anno scade quota 103, ovvero la possibilità di uscita con 41 anni di versamenti e 62 anni d’età, e anche l’Ape sociale, l’anticipo pensionistico. E il governo dovrà decidere cosa fare per il 2024. Ma si fa strada l’ipotesi che l’esecutivo voglia riconfermare per un altro anno Quota 103, soluzione meno costosa rispetto a Quota 41. L’idea dell’uscita anticipata dal lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, è stata infatti per il momento accantonata a causa della mancanza di coperture ma resta sulla carta l’obiettivo del governo da attuare nell’arco della legislatura.
Altro tema sul tavolo la pensione di garanzia per le nuove generazioni. Infine il potenziamento dei fondi complementari e il Tfr. Il governo potrebbe optare per un alleggerimento della tassazione e i sindacati chiedono di avviare una nuova fase di “silenzio-assenso” per destinare il Tfr alla previdenza complementare. (AGI)