Un centro diurno per disabili in un bene confiscato al prestanome di Matteo Messina Denaro. Centri antiviolenza alle donne nei beni confiscati ai boss della ‘ndrangheta. La “cittadella delle arti” nella masseria confiscata al tesoriere della Sacra Corona Unita. Il “Polo della Carità” in una ex fabbrica confiscata alla camorra. Bello, bellissimo. Sono alcuni dei 254 progetti sui beni tolti alle cosche che dovevano essere finanziati con 300 milioni del Pnrr e che il governo, dopo averli approvati, ha definanziato, assicurando che troverà altri fondi. Una vergogna che la Meloni deve spiegare. Adesso per il Governo prevale solo il disonore. Quello di non volere finanziare a fini sociali i beni confiscati ai carnefici delle mafie e consegnarli alla collettività. Il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro e’ durissimo nel giudizio verso l’esecutivo che sulla lotta alle mafie, non riesce ad andare oltre le cerimonie. E’ gravissimo che nel dossier dei Servizi studi di Senato e Camera a pagina 24 è scritto che non è specificato «quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate». Sottolineando «rischi di rallentamenti o incertezze attuative». Insomma gli uffici parlamentari confermano che il governo i beni dei mafiosi li lascia distruggere pur di non darli alle tante iniziative del volontariato e alle istituzioni locali, per svolgere, partendo proprio attraverso l’utilizzo d questi beni una forte azione di sensibilizzazione antimafie.