In 10 anni sono scomparse 21.248 aziende di autotrasporto. Dal 2013 al 2023 il totale delle imprese, secondo i dati di Infocamere, è diminuito del 20,8% passando da 101.935 a 80.687 unità. Allo stesso tempo, però, si intravede una grossa spinta verso forme societarie più strutturate, anche frutto di fusioni e acquisizioni. Le società di capitali in questi 10 anni sono quasi raddoppiate (+46,3%) e oggi rappresentano il 32% del totale con 26.458 realtà. Sono le uniche a vantare un incremento, tutte le altre tipologie sono in calo, in particolare le imprese individuali (i cosiddetti padroncini) che, seppure rappresentino ancora il 46% del totale, sono diminuite del 40%.
Secondo l’Albo degli Autotrasportatori oggi in Italia ci sono 961 aziende con un parco mezzi superiore ai 100 veicoli: che, pur appresentando lo 0,95% delle aziende operanti sul mercato, gestiscono 260.338 camion, ovvero il 30,5% dell’intero parco con targa italiana.
È quanto emerge dalla nuova edizione dei «100 numeri per capire l’autotrasporto – Tutte le spine della sostenibilità», edito da Federservice (Gruppo Federtrasporti) e realizzato dalla redazione di Uomini e Trasporti, presentato oggi nell’ambito del Transpotec a Milano.
“L’Italia deve puntare sul Mediterraneo – scrive Edoardo Rixi, viceministro alle Infrastrutture e Trasporti nella prefazione al volume – La crescita esponenziale di nuove tecnologie ci premette di puntare a un sistema di trasporto sostenibile attraverso l’innovazione. Una sostenibilità concreta e non utopistica”.
Mentre Claudio Villa, presidente di Federtrasporti, intervenuto durante l’evento torna sulla crescita delle aziende: “La spinta verso l’aggregazione – ha detto – emerge anche dall’andamento dei contratti di rete che sono passati dai 55 del 2013 agli 861 del 2023 e portano anche le piccole realtà a condividere importanti asset per competere meglio sul mercato”. Da padroncini a campioni della logistica, o quasi. L’evoluzione del trasporto di merci su gomma va veloce, anche trainata da crisi internazionali come la pandemia o le ostilità nel Mar Rosso che spingono le catene logistiche a riorganizzarsi e le aziende a rispondere alle nuove esigenze del mercato. Molto si deve anche all’ondata di acquisizioni e fusioni che ha interessato il settore: sono 52 le operazioni di M&A registrate dall’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano che hanno interessato aziende di trasporto e logistica dal 2021 al 2023, mentre nel volume sono state censite altre forme aggregative, alcune capitanate da grandi realtà che poggiano su una rete di “padroncini”, che condividono tecnologia, operatività e a volte anche il logo. Operazioni che si riflettono sui bilanci dove cresce la redditività e l’efficienza gestionale: secondo l’elaborazione di Infocamere, l’incremento medio del valore aggiunto delle aziende di autotrasporto tra il 2012 e il 2022 è stato del 32,75%, a fronte di una crescita del 13,33% della produzione, mentre il ritorno sull’investimento passa dall’1,4% del 2012 al 5,26% nel 2022.
L’EMORRAGIA DI AUTISTI, MA I GIOVANISSIMI TORNANO SUL CAMION
In questo scenario di crescita, una brusca frenata arriva dall’emergenza autisti: secondo l’IRU in Europa ne mancano 600mila e l’Italia non fa eccezione. Sono più di 400mila – secondo i dati del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – gli autisti che tra il 2019 e il 2024 non hanno rinnovato la carta di qualificazione del conducente, documento indispensabile per guidare un Tir (o un autobus). Secondo l’osservatorio Unioncamere-Excelsior, un autista su due è introvabile per mancanza di candidature e scarseggiano anche altre figure professionali esperte di logistica e trasporto. Ad abbandonare il volante sono stati soprattutto i conducenti tra i 30 e i 50 anni che dopo la pandemia hanno cercato (e trovato) altre opportunità di lavoro, spesso nelle consegne in città esplose con la crescita dell’e-commerce. Nel frattempo, i giovani stanno tornando timidamente all’autotrasporto. A sorpresa gli under 25 titolari di una carta di qualificazione del conducente sono aumentati del 65,9% dal 2019 a oggi. Si tratta ancora di una fetta sottile nell’esercito degli autisti con 7.190 unità che rappresentano poco meno del 10% del totale (nel 2019 erano 4.335).
LA STRADA IN SALITA DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE
Oltre il 97% dei veicoli adibiti al trasporto delle merci con più di 3,5 tonnellate di portata è ancora alimentato a gasolio, seppure in molti casi si fanno largo i biocarburanti, come l’HVO utilizzabile nei motori diesel già in circolazione. L’elettrico tra i mezzi pesanti ancora non decolla. Secondo i dati forniti dall’Anfia nel 2023 sono stati venduti soltanto 72 camion a batteria, in crescita rispetto all’anno precedente quando le immatricolazioni si sono fermate a 17. Fatto sta che al momento il parco circolante è sempre più obsoleto. Al 31 dicembre 2022, stando agli ultimi dati ACI, gli autocarri merci in circolazione erano 4.361.269, dei quali 3.958.397 viaggiavano a gasolio e solo 12.948 a batteria. Stupisce, in questo quadro, la lenta scomparsa delle alimentazioni a basso impatto ambientale: il metano e il GNL non arrivano a superare ciascuno il punto percentuale dell’immatricolato nel 2023, probabilmente a causa dell’improvviso incremento del prezzo (di circa il 30%) determinato dal conflitto in Ucraina e altre frizioni internazionali. (AGI)
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