I bancari hanno dato il via libera quasi all’unanimità alla piattaforma sindacale per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Per la consultazione Fabi, First, Fisac, Uilca e Unisin hanno convocato oltre mille assemblee che sono state svolte in maniera capillare in tutta Italia. Il 99,5% dei votanti ha detto sì, lo 0,2% no e lo 0,3% si è astenuto.
La categoria ha mostrato forte condivisione delle richieste, dove la parte economica ha un ruolo centrale: al livello medio di riferimento (3A4L) si chiedono 435 euro che al livello più alto dei quadri direttivi diventano quasi 800. Nel loro calcolo i sindacati tengono conto del recupero dell’inflazione, che pur essendo in fase di rallentamento è ancora molto alta, e di una quota di recupero della produttività. L’indice Ipca Nei, che viene considerato come riferimento per i rinnovi contrattuali e che l’Istat ha reso noto a inizio giugno, per il 2023 è previsto ancora al 6,6%. Negli anni successivi le previsioni sono di una sua discesa: al 2,9% nel 2024, al 2% nel 2025 e al 2% nel 2026. Se al congresso della Fabi, Carlo Messina, ceo e consigliere delegato della prima banca del paese, Intesa Sanpaolo, ha fatto da apripista sul sostanziale via libera agli aumenti economici, durante l’assemblea dell’Abi, il suo presidente Antonio Patuelli, ha fatto un’apertura sul recupero del potere di acquisto dei lavoratori. Sottolineando però che occorre anche aggiornare il contratto, dato il ritmo dei cambiamenti che le banche stanno affrontando e che richiedono una qualità del lavoro bancario sempre crescente. Non dimenticando che bisogna favorire anche il secondo livello di contrattazione dove vengono redistribuiti i premi di risultato.
I segretari generali Susy Esposito (Fisac), Lando Maria Sileoni (Fabi), Riccardo Colombani (First), Fulvio Furlan (Uilca) ed Emilio Contrasto (Unisin) rimarcano l’alta partecipazione e il risultato delle assemblee e dicono di essere «pronti a presentare ufficialmente la Piattaforma ad Abi per iniziare, da subito, il confronto negoziale sostenuto compattamente dai lavoratori del settore che rivendicano per il nuovo contratto il governo delle trasformazioni, adeguate retribuzioni, diritti, tutele ed occupazione». Tra le diverse richieste entra anche il miglioramento del capitolo smart working e dell’orario di lavoro su cui si chiede una riduzione da 37,5 a 35 ore settimanali. La flessibilità si preannuncia un tema importante del negoziato, anche alla luce di accordi aziendali come quello raggiunto in Ca’ de Sass, che sul contratto ha però revocato il mandato di rappresentanza ad Abi e partecipa alla trattativa con la formula dell’invito permanente.
Nei giorni scorsi il Casl di Abi, in un incontro tecnico, ha iniziato a lavorare sull’impostazione del negoziato che potrebbe partire a breve. I sindacati, dopo l’approvazione delle assemblee hanno già inviato la loro piattaforma rivendicativa ai banchieri e aspettano di essere convocati. Durante il ventiduesimo congresso della Fabi era stato ipotizzato un primo incontro già in luglio. Nel confronto in Abi, i sindacati auspicano che si dia seguito alle parole con cui il presidente Antonio Patuelli si è espresso a proposito del contratto dicendo che considera «determinante l’impegno per il nuovo ccnl» dei 280mila lavoratori. Per questo i sindacati chiedono di avviare al più presto il negoziato e di non perdere tempo in quelli che considerano «inutili tatticismi o divisioni di principio».
FONTE: IL SOLE 24 ORE