I dottori commercialisti liberi professionisti nel 2022 hanno visto crescere i propri redditi, confermato la tendenza alla femminilizzazione della professione e mostrato una crescente attenzione al loro futuro previdenziale. È la fotografia scattata da Cassa dottori commercialisti alla categoria nell’anno appena trascorso.
Nel 2022 il reddito medio degli iscritti alla Cassa passa da 68.000 a 74.330 euro mentre il volume di affari si attesta a 131.293 a fronte dei 120.230 del 2021. Se si guarda alla composizione per genere, la forbice tra uomini e donne resta ampia, ma va tendenzialmente restringendosi. Il reddito medio delle commercialiste è passato dai 43.600 del 2021 a 47.800 euro nel 2022 e il volume di affari da 71.200 a 78.400 euro, con un incremento pari, rispettivamente, al 9,6% e al 10,1 per cento. Per gli uomini il reddito passa da 80.200 a 87.700 (+ 9,4%), mentre il volume di affari segna un + 9,1% e sale a 157.900 euro, era 144.700 euro nell’anno precedente.
Il numero degli iscritti al 31 dicembre 2022 è pari a 72.817 (+1% rispetto al 2021), 2.046 sono le nuove leve.
Nel 2022 la platea degli iscritti, al netto dei 5.877 pensionati attivi, ha un’età media è intorno ai 48 anni (50 per gli uomini, 46 per le donne). Rispetto al numero totale degli iscritti, l’incidenza femminile continua a crescere. Nel 2022 è pari al 33,3% (era del 33,2% nel 2021) con 24.248 professioniste, a fronte di un numero di colleghi uomini pari a 48.569. La percentuale di donne sale al 41,6% tra gli iscritti nell’ultimo quinquennio.
Cassa dottori commercialisti compie quest’anno 60 anni. Nel primo anno di vita gli iscritti alla Cassa erano 1.195 (incluse 15 donne) e alla fine del 1964 il patrimonio dell’ente superava di poco i tre milioni e mezzo di lire (pari a 45.989 euro attuali). Al 31 dicembre 2022 gli iscritti sono quasi 73mila e il patrimonio ammonta a 10,53 miliardi.
L’ente di previdenza della categoria ha deciso di ricordare i passaggi salienti della sua attività nel Reputational report 2022 che viene presentato oggi nel corso del Forum in previdenza 2023 il cui titolo è «Orientare la sostenibilità in un mondo che cambia».
Tra le date più significative c’è il 2004, anno in cui la Cassa, per garantire la sostenibilità nel lungo periodo ha deciso il passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo. Da allora Cassa dottori ha avviato una serie di interventi per garantire agli iscritti che andranno in pensione con il «meno generoso ma più sostenibile contributivo» pensioni adeguate. Tra le strategie messe in campo ci sono il riversamento di parte del contributo integrativo sul montante individuale (per chi avrà il calcolo solo contributivo il 25% dal 2013 al 2022 e il 37,5% dal 2023 al 2032) e l’attribuzione al montante individuale della riserva extra-rendimento effettuata la prima volta nel 2015 per un importo pari a 77 milioni; poi nel 2019 con 121,5 milioni.
La Cassa nel 2015 ha messo a disposizione degli iscritti il simulatore della pensione (Pes), un programma che consente agli iscritti di effettuare diverse simulazioni per comprendere l’entità della futura pensione e la sua “elasticità” al variare di: reddito e volume di affari, percentuale di contribuzione ed età del pensionamento.
La Cassa ha inoltre studiato un sistema premiale per chi decide di versare una contribuzione soggettiva superiore al minimo (pari al 12%). Nel 2022 sono 34.624 gli iscritti che hanno versato delle eccedenze soggettive maggiori rispetto all’anno precedente e 4.205 gli iscritti che hanno optato per un’aliquota maggiore rispetto al 2021. L’aliquota media di contribuzione dal 2013 è in costante aumento e nel 2022 è stata pari a 13,52 per cento.
Negli ultimi dieci anni Cassa dottori ha ampliato gli interventi di assistenza e welfare verso gli iscritti, ampliando la gamma degli aiuti non più limitati a situazioni contingenti, come la malattia o le calamità naturali, ma anche a supporto della famiglia e della professione; nel 2022 l’investimento in welfare è stato di 21 milioni, il 40% in più rispetto ai 15 milioni del 2018; il “picco” si è però raggiunto nell’anno del Covid quando in assistenza la Cassa ha investito più di 23 milioni.
Fonte: Il Sole 24 Ore