L’arresto di Cecilia Sala si spiega “probabilmente per via della frammentazione politica esistente in questo momento a Teheran”: è il parere dell’ex ambasciatore a Teheran Mauro Conciatori, intervistato dal Messaggero. “Fin dagli anni Cinquanta i legami” tra Italia e Iran “sono sempre stati solidi”, ha ricordato cacciatori, “ci furono poi rapporti personali molto forti, all’epoca di Andreotti e poi con Prodi e infine con Renzi”.
Perché questo cambiamento di rotta? “Perché la nostra politica estera è fatta da interessi nazionali e compatibilità internazionali”, ha detto l’ex ambasciatore, “quando ci muoviamo con questi Paesi ‘border line’ nei momenti di distensione le nostre relazioni proliferano, in caso contrario invece dobbiamo tenere conto delle compatibilità. Da quando nel 2017 l’amministrazione Trump ha reintrodotto sanzioni unilaterali all’Iran, minacciando di estenderle a quanti con l’Iran commerciassero, nel rapporto costi-benefici per tutte le imprese occidentali l’Iran è passato in secondo piano”.
“L’Iran è un Paese estremamente frammentato”, ha osservato cacciatori, “alla fine è il bilanciamento delle forze che decide la strada da seguire. Non mi meraviglierei che anche nel caso di Sala alcune filiere interne possano avere deciso per l’arresto, mentre altre componenti non siano favorevoli a crearsi un problema. Che la situazione sia fluida lo dimostra il fatto che non sia stato formalizzato un capo di imputazione specifico. La cosa peggiore è quando qualcuno è accusato di spionaggio. Le due anime si dovranno confrontare fra loro e questo ci dà la speranza che ci siano spazi di dialettica”. Scommetterebbe che il caso Sala avrà un lieto fine? “Su queste cose meglio non scommettere. Incrociamo le dita, ma la tempistica difficilmente potrà essere immediata”. (AGI)