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Che succede fra BPM e Credit Agricole’?

Di
Redazione
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14 Novembre 2020
Il primo gruppo bancario c’è già. E dopo che Intesa Sanpaolo ha preso Ubi Banca con un’operazione da oltre cinque miliardi, superando agevolmente il 20% di quota di mercato nazionale, nessuno in Italia può pensare di insidiarne la posizione. Ma proprio quella fusione tutta tricolore ha dato il via alla corsa per consolidare il secondo polo bancario: un aggregato che superi o almeno raggiunga il 10-12% di quota di mercato oggi in mano a un Unicredit in crisi di identità.
È in questo scenario che vanno viste le mosse del Banco- Bpm, terzo gruppo nazionale nato a sua volta quattro anni fa da una fusione, e guidato da Giuseppe Castagna. Il banchiere, che viene dalla scuola di Intesa- San Paolo, ha spiegato più volte che proprio il successo di Carlo Messina con l’offerta Ubi non consente ai concorrenti di restare tranquilli.
Così Castagna esplora in più direzioni, proponendo la sua banca come soggetto aggregante, sebbene in alcuni casi i numeri indichino che più probabilmente potrebbe diventare soggetto aggregato. Nonostante il sensibile rialzo delle ultime tre settimane, in cui il titolo Banco- Bpm ha guadagnato circa il 30%, infatti, il rapporto tra il prezzo di Borsa e il patrimonio netto per azione è di poco superiore al 20%, uno dei livelli più bassi del settore bancario. Anche ieri, comunque, il mercato ha preso atto delle possibili mosse di Castagna e nello sprofondo generale il titolo Banco-Bpm ha spiccato, limitandosi a un calo dello 0,03%.
A tenere banco è il ritorno di indiscrezioni su un’accoppiata tra l’istituto milanese e il Crédit Agricole, guidato in Italia da Giampiero Maioli. Le due banche sono già legate da una joint venture nel credito al consumo, la Agos, di cui i francesi hanno il 61% e gli italiani il 31. Entro giugno Banco-Bpm potrebbe esercitare un’opzione put e prendere un altro 10% di Agos: la trattativa è in corso e potrebbe essere l’occasione per esplorare altre e maggiori combinazioni. Se Banco- Bpm si è affidato alla banca d’affari francese Lazard per la ricerca di un partner, l’Agricole ha dalla sua la consulenza di Enzo Chiesa, Country Senior Advisor di Jp Morgan, e soprattutto con vent’anni alle spalle in cui è stato prima Cfo e poi direttore generale della Popolare di Milano.
Un recentissimo studio di Mediobanca afferma che la banca francese potrebbe prendere una quota oltre il 30% di Banco-Bpm evitando anche l’obbligo di Opa totalitaria. Un’operazione che sarebbe di sicuro interesse per i francesi, che consoliderebbero la loro posizione nel Nord-Est, e che vedrebbe però finire sotto la loro bandiera il terzo gruppo bancario italiano.
Tra le alternative che Castagna sta ancora esplorando ci sono una possibile operazione con Unicredit o con Bper. Nel primo caso l’aggregazione potrebbe essere subordinata al progetto dell’ad di Unicredit Jean-Pierre Mustier di dividere le attività estere della banca da quelle italiane, quotandole a Francoforte. Il piano dell’ad pare non piacere a molti suoi consiglieri, ma è possibile che un’operazione in Italia – che sia con Banco-Bpm o con Mps per cui il governo cerca da tempo un compratore – possa vincere alcune resistenze. In questo senso la cooptazione in cda dell’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, destinato alla presidenza, lascia prevedere a molti che Unicredit possa in effetti muoversi sul panorama italiano.
L’opzione Bper, sesta banca italiana per attivo, è la più minimalista delle tre: non nascerebbe un vero “numero due”, ma qualcosa di meno. Anche questa, comunque, è una strada che Banco-Bpm si lascia al momento aperta. Per capire quale via deciderà di percorrere Castagna bisognerà guardare anche alle prospettive di governance di eventuali nuovi aggregati e al ruolo che l’attuale amministratore delegato del Banco-Bpm potrebbe ritagliarsi. Ogni operazione con meno poltrone a disposizione che banchieri coinvolti rischia infatti di non farsi mai.