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Credito: Cna, in Sardegna cala inflazione ma costo denaro alto

Di
Lucia Cutrona
|
2 Ottobre 2024

In Sardegna l’inflazione cala ma il costo del denaro resta eccezionalmente alto. Nei primi otto mesi dell’anno l’aumento dei prezzi al consumo nell’isola si è attestato allo 0,8%, al di sotto della media nazionale (+1%), contro il +8,3% dello stesso periodo del 2023. Eppure il livello medio del tasso d’interesse (Tae) pagato dalle imprese per esigenze di liquidità ha raggiunto il livello record degli ultimi quindici anni, in aumento dell’8,2%. Lo rileva un report del Centro studi della Cna Sardegna.
Il tasso effettivo d’interesse (Taeg) pagato per accedere al credito ha raggiunto il 6,6%, il quinto valore più elevato fra le regioni italiane. Secondo l’associazione artigiana, il motivo dell’andamento del costo del denaro è da ricercarsi nel ritardo con cui la Banca centrale europea ha deciso il taglio dei tassi.
“In questa fase, appare evidente come l’impossibilità di modificare tempestivamente la politica monetaria in funzione delle dinamiche economiche interne stia rappresentando un fattore penalizzante per l’Italia e, di riflesso, anche per la Sardegna”, evidenziano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna. “In un contesto congiunturale fragile ed esposto all’incertezza generale, infatti, tassi di interesse persistentemente elevati diventano velocemente onerosi e penalizzanti per imprese e famiglie consumatrici. Guardando ai prossimi mesi, le aspettative della maggior parte degli analisti sono di un percorso di normalizzazione monetaria progressivo, ma lento, che dovrebbe portare il tasso di riferimento al 2,75% solo a fine 2025 (dal 3,5% attuale). Si consideri che fino a giugno 2022, prima dell’impennata dei costi energetici, il tasso di riferimento era al -0,5%. In questo scenario monetario, le istituzioni, e in primis il governo regionale, sono chiamate a mettere in atto politiche di sostegno sul fronte credito per evitare che molte imprese sarde si trovino disarmate in una fase congiunturale come quella attuale, riducano drasticamente gli investimenti provocando una ulteriore contrazione della crescita economica”.(AGI)