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Gli scenari dopo gli Stati Generali

Di
Redazione
|
25 Giugno 2020

Gli scenari dopo gli Stati Generali

Di Antonino Gulisano


Riceviamo e pubblichiamo l’analisi del prof. Antonino Gulisano sugli scenari politici ed economici dopo la chiusura degli Stati Generali

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato un piano per «reinventare l’Italia» con 137 progetti. Sull’ipotesi di abbassare l’Iva, anticipata nei giorni scorsi, ha precisato che «la decisione non è ancora presa» (altolà di Pd e Renzi, anche perché costerebbe 10 miliardi). Tra le misure promesse: alta velocità al Sud, riduzione del cuneo fiscale, «impresa 4.0 plus», digitalizzazione dei pagamenti, semplificazione amministrativa e il voucher per pagare a 500 donne l’anno un executive Mba da 35mila euro. Nel corso della settimana dovrebbero arrivare i suggerimenti dalle categorie incontrate. E sempre in settimana, Conte inviterà a Palazzo Chigi l’opposizione. Atteso finalmente nel prossimo consiglio dei ministri il decreto semplificazioni. Tre gli obiettivi: modernizzazione, transizione energetica, Italia più inclusiva.

Molto apprezzato il nuovo progetto presentato: Impresa 4.0 Plus, volto a rendere strutturali tutti gli incentivi e le agevolazioni per le imprese che dimostreranno di avere una spiccata propensione per la digitalizzazione e il green (intelligenza artificiale, blockchain…). In conferenza stampa, è venuto fuori anche un altro progetto: i distretti dell’economia circolare. Bisognerà dunque creare degli spazi industriali in cui si lavorerà intensamente per abbandonare il combustibile fossile e passare alle rinnovabili. Uno dei temi più importanti trattati durante gli Stati generali dell’Economia è stato quello della riduzione del cuneo fiscale a beneficio dei lavoratori.

Molti progetti, ha ribadito Conte, personalmente sostengo una elencazione, hanno trovato ampio supporto durante le discussioni e si sono inseriti di diritto nel piano di rilancio: contrasto alla povertà educativa; necessità di investire nell’università e nella ricerca della scuola; formazione di lavoratori e professionisti (per recuperare il gap di produttività con altri Paesi); formazione dirigenziale; empowerment femminile. Tra le proposte presentate un bonus di 35mila euro per 500 donne manager e che ispirano a diventare tali; investire sul diritto allo studio (più borse più accessibili); investire sulle residenze universitarie. Ecco, dunque, cosa prevede il piano di rilancio di Conte.

Ma più che un Progetto organico per far uscire il Paese Italia dalla stagnazione e dalla crisi, c’è stata l’elencazione di buoni propositi senza indicare le reali soluzioni concreti. Ho avuto la sensazione, anzi certezza, che in questi giorni ci sono state passerelle. L‘ultima ciliegina sulla torta l’annuncio della riduzione dell’imposta sul valore aggiunto. “Rimodulare l’IVA è solo un’ipotesi; è una misura costosa da studiare”. C’è preoccupazione perché i consumi, comprensibilmente, non sono ripartiti.  Il 17 Luglio è convocato il Consiglio d’Europa e la Commissione sul ’Recovery plan’ e il Bilancio pluriennale 2021 – 2027. A pochi giorni da quell’evento è arrivata la conferma: i  rappresentanti dell’UE si riuniranno fisicamente attorno al tavolo dei negoziati nelle giornate di venerdì 17 e giovedì 18.

Sarà quella l’occasione per trovare l’intesa? Il commissario europeo Paolo Gentiloni si è detto piuttosto fiducioso in merito. “Che sia necessario penso sia una condizione generale. Che sia possibile è una valutazione che deriva dal fatto che l’aggancio di questa proposta al bilancio, da un lato rende l’approvazione di questa proposta una necessità, dall’altro crea anche degli spazi di negoziato”.  Troppi nodi da sciogliere ancora ci sono. Dalla decisione della Corte Costituzionale Tedesca sulla BCE, all’opposizione forte di paesi come Austria, Olanda Norvegia e del Visegrad tra prestiti a fondo perduto e prestiti a condizioni nei tempi e nelle azioni da poter essere utilizzati.


Resto sempre più convinto che questa discussione in Europa si trascinerà alle calende greche e nelle more l’Italia affonderà. Ritorno alla ipotesi di dovere intervenire subito con la creazione della moneta complementare e CCF (certificati di credito fiscali). Inoltre, per bloccare l’ipotesi del Piano Colao del Fondo dei beni pubblici per
poterli privatizzare, lipotesi è prevedere di destinare tutto il patrimonio pubblico italiano e gli asset strategici in questo fondo patrimoniale indisponibile per il mercato, come garanzia per le future generazioni e per incentivare i privati ricchi a contribuire in questo fondo, incrementarlo con le emissioni di Certificati di Credito del Tesoro restituibili in 25/30 anni. Se, ultimamente, i BTP sono stati acquistati per circa 30 mld di euro a 5/10 anni al tasso dell’1,5%, e parliamo sempre di debito per necessità di liquidità corrente, l’ipotesi del Fondo incrementato attraverso i CCT (Certificati di credito del Tesoro), garantiti dal patrimonio pubblico e degli Asset strategici rimborsabili in 25/30 anni sarebbero appetibili o NO? .

L’obiettivo è:

A) In parte incrementare liquidità per investimenti e far crescere il PIL;

B) In parte destinarlo all’abbassamento del rapporto debito pubblico/PIL
tra il 60/80%.

C) Raccogliere 100 mld di euro dai privati.

In tal modo, dunque, si avrà una vera e propria “segregazione patrimoniale” e i beni facenti parte del fondo saranno esclusi dalla generale garanzia patrimoniale per il mercato, di cui all’ art. 2740 c.c. Nell’atto di costituzione del Fondo patrimoniale deve essere definito dei beni pubblici, come beni comuni.

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Fonte: Dal Quotidiano dei contribuenti
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