In Sardegna intelligenza e automazione nei processi produttivi potrebbero portare alla perdita di oltre 59.200 posti di lavoro, pari al 10,3% degli attuali occupati, una quota più alta rispetto al -11% stimato a livello nazionale. Secondo uno studio della Cna, nell’isola sono a rischio 105.520 posti di lavoro (il 18,3% degli occupati), dato che colloca la Sardegna al di sotto della media nazionale (19,4%) e che suggerisce un minore impatto sulla struttura economica dell’isola.
Dalle nuove tecnologie ne nascerebbero 46.367 nuovi posti di lavoro, che determinerebbero una crescita del valore aggiunto pari al 12,6%, pari a circa 5 miliardi di euro valutati a valori costanti 2023. L’incremento ipotizzato è inferiore a quello previsto a livello nazionale (+13,1%), ma comunque superiore a quasi tutte le regioni del Mezzogiorno.
In particolare, nel settore dei servizi di informazione e comunicazione la produttività potrebbe crescere del 41,1%; nei servizi finanziari e assicurativi si stima un aumento potenziale del 31,9%
“È necessario investire in maniera efficace nella formazione e ri-qualificazione professionale per il riposizionamento dei lavoratori esclusi”, avvertono Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna, “ma non bisogna correre il rischio che ancora una volta la Sardegna possa perdere il treno dell’innovazione”.
L’analisi dell’organizzazione artigiana propone stime e valutazioni di ‘massimo impatto’, cioè riferite alla situazione ideale in cui le tecnologie di automazione e di apprendimento automatico sono pienamente adottate nelle imprese e nella società.
I settori più vulnerabili sono quelli caratterizzati da un’alta percentuale di mansioni manuali e ripetitive, che possono essere facilmente sostituite da macchine o da altri sistemi di automazione, come l’industria, l’agricoltura o la logistica. Di contro, i settori legati alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica saranno motori di crescita occupazionale, come Itc, professioni ad alto valore aggiunto e attività finanziarie e assicurative.
Una delle caratteristiche distintive della Sardegna è la sua bassa industrializzazione. A differenza di altre regioni del Centro-Nord, l’economia dell’Isola, oltre che su agricoltura e artigianato, si basa su servizi pubblici e sul turismo, settori a maggiore necessità di interazione umana e in cui la piena digitalizzazione e l’implementazione di tecnologie di Ia generativa o predittiva avrà meno impatto in termini occupazionali, osserva la Cna. Nel settore pubblico, ad esempio, la Sardegna mostra un’elevata concentrazione di occupati nell’istruzione, sanità e servizi sociali (18,1% dell’occupazione contro il 14,8% a livello nazionale); questa dipendenza dai servizi pubblici, se da un lato garantisce una certa resilienza del mercato del lavoro rispetto all’automazione dei processi, dall’altro riduce il potenziale di crescita della produttività dovuta all’implementazione delle tecnologie di automazione e machine-learning.
Una maggiore vulnerabilità è associata al peso relativamente elevato del settore agricolo. La Sardegna si colloca al sesto posto in termini di percentuale di posti lavoro agricoli e al quinto se si guardano le ore lavorate. L’automazione delle attività agricole, come la raccolta e la gestione delle coltivazioni, potrebbe ridurre la domanda di manodopera, impattando sul mercato del lavoro regionale, in particolare sulla componente di occupazione stagionale; le produzioni di nicchia e biologiche potrebbero tuttavia crescere – stima la Cna – e aprire nuove opportunità, di impresa e di lavoro, in uno scenario di sviluppo settoriale finalizzato a un’agricoltura più innovativa e sostenibile. (AGI)