Di Ettore Minniti
C’è da chiedersi quale è il ruolo dei partiti nell’Italia di oggi? Cresce la sfiducia degli italiani nei confronti delle istituzioni e della politica in generale. La fiducia nei partiti tradizionali è ulteriormente calata, non di meno quella riposta nei confronti dei nuovi movimenti che avevano promesso cambiamenti mai arrivati. Il popolo sovrano è deluso.
Il problema è serio nella misura in cui i ‘partiti’ non sono regolati da una legge dello Stato.
L’art. 1 della Costituzione recita che “la sovranità appartiene al popolo”, con un paletto fondamentale “la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”; l’art. 49 afferma che: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale” .
Inizialmente le formazioni intermedie erano state concepite, dal legislatore costituente italiano, come strumento per difendere i diritti dei singoli dall’invadenza dello Stato, in seguito i partiti –liberi di operare senza alcuna reale forma di controllo e di garanzia – si sono trasformati in luoghi di non compressione degli stessi diritti dei singoli nel momento in cui questi, appunto, divenivano loro iscritti. [N. Bobbio, 1986].
Lo comprese il senatore Luigi Sturzo, con il suo progetto di legge del 16 settembre 1958, e per molti anni unico, che occorreva una legge per i partiti politici.
Progetto di legge relativo al riconoscimento della personalità giuridica dei partiti, alla loro contabilità e ai loro rendiconti, nonché alla limitazione delle spese elettorali dei candidati. L’iniziativa di Don Sturzo nasceva dalla necessità di «moralizzare la vita pubblica e … di togliere la grave accusa diretta ai partiti e ai candidati dell’uso indebito del denaro per la propaganda elettorale». Egli valutava che per ottenere gli «scopi di pubblica moralizzazione» fosse necessario anzitutto «affrontare il problema giuridico della figura e dell’attività dei partiti», da cui sarebbero derivati pubblicità dei bilanci e garanzie per la gestione democratica dei fondi disponibili.
«Occorre – scriveva don Sturzo nella relazione che accompagnava il disegno di legge – che il partito, pur conservando la libertà che deve avere il cittadino nella propria attività politica, sia legalmente riconoscibile e posto in grado di assumere anche di fronte alla legge le proprie responsabilità… Nel sottoporre gli associati non uti singuli, ma come corpo morale a determinati obblighi, la personalità giuridica e i diritti che derivano sono acquisiti con l’unico atto volontario, quello di darsi uno statuto e di depositarlo in forma autentica alla cancelleria del tribunale competente… Una volta stabilito l’obbligo del deposito dello statuto con l’effetto dell’acquisto della personalità giuridica, la discussione sul metodo democratico dei partiti prenderà aspetto concreto in base ad una elaborazione teorica e pratica che non mancherà… Nella fase attuale, è meglio mettere il problema da parte e lasciare che gli studi in merito diano sufficienti indicazioni per un susseguente atto legislativo».
Oggi è maturo il tempo in cui una legge definisca la missione dei partiti sulla base dell’art. 49.
Essa dovrebbe dire che i partiti politici sono libere associazioni di cittadini che hanno il fine di promuovere e favorire il concorso degli stessi cittadini alla determinazione della politica nazionale, stabilendone modi e tempi.
Obiettivo della legge che disciplina i ‘partiti’ dovrebbe essere quello della ricerca, senza soluzione di continuità, del lavoro di cui all’art. 1 della Costituzione
Quindi non è sbagliato affermare che la democrazia interna di un partito vale quanto la democrazia esterna e non può essere delegata ad un semplice Statuto, alle bizze o all’umore del segretario di turno, ma questa naturalmente è un’altra storia!