Leggera crescita per le imprese del Lazio: le aziende che hanno registrato un incremento del fatturato sono il 38,6%, il 28,3% quelle che hanno dichiarato una riduzione, mentre il 34,1% lo ha mantenuto stabile. Lo rileva il report di Federlazio. L’indagine si riferisce agli andamenti dell’intero arco dell’anno 2023 e alle previsioni riguardanti il 2024. Si segnala “un arretramento rispetto a quanto si era realizzato nel 2022: in particolare, infatti, le imprese che avevano fatto registrare una crescita erano state il 48,4%, con un calo, quindi, di 9,8 punti percentuali. Le aziende che invece, dichiarano un fatturato stabile sono aumentate di 5,3 punti e quelle che accusano un calo si riducono di 3,5 punti. In dettaglio: nel mercato interno, le imprese che hanno incrementato il fatturato sono state il 37%, quelle che hanno denunciato un arretramento il 34%, tale differenza era stata decisamente più netta nel 2022. Infatti, le aziende con un aumento del fatturato erano state il 44% e quelle con una riduzione il 21%. Nel mercato delle commesse pubbliche, il 36% delle imprese ha conseguito una crescita, mentre il 14% registra un calo. Come negli scorsi anni, questo ambito di mercato è quello che presenta una stabilità maggiore. Negli scambi con l’estero le aziende che hanno segnalato una crescita del fatturato sono state il 41%, mentre sono il 24% quelle che hanno subìto contrazioni; lo scorso anno le aziende in crescita erano state il 38%, mentre quelle con contrazioni di fatturato il 26%”. “Gli scenari geopolitici internazionali di forte fibrillazione influiscono negativamente sui mercati – ha detto il Presidente di Federlazio, Silvio Rossignoli – creando una situazione di instabilità che si traduce in un diffuso atteggiamento di cautela tra gli imprenditori. Ma, nonostante il perdurare di una situazione di incertezza che si protrae ormai da quasi cinque anni, le aziende continuano a percorrere il proprio cammino di innovazione attraverso investimenti in digitalizzazione e sostenibilità. Tale capacità di resistenza e volontà di sviluppo costituisce un punto di forza che deve essere valorizzato e sostenuto in maniera continuativa e stabile. Il manifatturiero, purtroppo, continua a registrare segnali non incoraggianti. È necessario sviluppare una nuova politica industriale che rilanci le attività manifatturiere che, dopo il veloce rimbalzo del valore del Pil post Pandemia, ha subito un forte rallentamento e oggi registra addirittura un calo. Il Pil di settore deve riprendere a crescere per ridare forza alla nostra economia. Auspichiamo, infine, un’accelerazione delle realizzazioni progettuali connesse al PNRR e al Giubileo 2025 che, se sfruttate al meglio, oltre a creare reddito e occupazione, nell’immediato, rafforzano l’intero assetto economico produttivo del territorio”. In dettaglio, nel 2023 “l’occupazione nelle PMI del Lazio ha proseguito il suo cammino positivo e la percentuale di quelle che hanno visto incrementare il proprio numero di addetti è passata dal 28,2% al 36,2%. Si confermano comunque le crescenti preoccupazioni relative alle difficoltà diffuse nel reperimento di manodopera, registrate dal 48% degli imprenditori intervistati, (nel 2022 la percentuale era stata del 35%) e che riguardano le figure professionali specializzate, ma anche gli operai generici. A fine 2023 soltanto il 3% delle aziende aveva addetti in Cassa Integrazione Guadagni. Nel 2022 le imprese che avevano fatto ricorso a tale strumento erano state il 2%”.
Le maggiori preoccupazioni, riguardano innanzitutto l’incremento dei prezzi di materie prime e semilavorati che è stato indicato dal 47,7% delle aziende, seguite da quelle relative alla riduzione dei consumi (36,4%) che, di fatto, costituisce la maggiore causa di arretramento delle attività sui mercati interni. Difficoltà non trascurabili ci sono sul fronte del credito, sugli andamenti dei tassi di inflazione (29,5%). In merito all’impatto degli avvenimenti che si sono verificati nel Mar Rosso a causa degli attacchi degli Houthi alle navi mercantili dei Paesi occidentali, il 21% delle aziende intervistate ha registrato impatti diretti sulle proprie attività che hanno riguardato soprattutto l’incremento dei prezzi di materie prime e semilavorati. Nel 2023, il 71,2% delle imprese ha realizzato investimenti, mentre nel 2022 erano state il 70%. “Si conferma quindi – spiega Federlazio – un’onda lunga di sviluppo degli investimenti delle PMI che, anche nel 2023, si sono impegnate in maniera diffusa nel rinnovamento in chiave digitale”. Per il 2024, le prospettive sono sulla linea della cautela. La maggioranza (48%) delle aziende prevede una stabilità dei ricavi rispetto ai livelli dello scorso anno. Il 24,3% del campione ha espresso aspettative di incremento del fatturato, mentre il 27,3% si attende un arretramento. Sul fronte delle prospettive occupazionali, le imprese continuano a esprimere aspettative prevalentemente positive. Il 30,4% ritiene che si possa realizzare un aumento del numero degli addetti e il 49,2% una stabilità dei livelli occupazionali. Le aziende che ritengono probabile una riduzione sono una percentuale pari al 5,5%. Il 25% delle aziende ha già programmato investimenti per il 2024 e il 35% esprime l’intenzione di farne, ma a condizione di un andamento stabile o positivo delle attività dell’impresa. Attese e ricadute degli investimenti del PNRR e del Giubileo 2025 sono orientate a un certo ottimismo, preoccupa la burocrazia. In ultimo, ecco le priorità, per le imprese ai fini di migliorare le condizioni e le prospettive di crescita economica: fra le azioni concrete auspicate degli imprenditori, al primo posto si colloca una richiesta generalizzata di misure di sostegno al credito e alla liquidità, che raccoglie l’indicazione da parte di un notevole 65,8%; al secondo posto la richiesta di incentivi per accompagnare i processi di digitalizzazione che raccoglie il 41% di indicazioni; seguono poi le segnalazioni relative alla necessità di un rafforzamento degli strumenti per il matching tra domanda e offerta di lavoro per contribuire a limitare le difficoltà emergenti di reperimento di manodopera (39,5%).
Per il direttore generale di Federlazio, Luciano Mocci,“i dati che abbiamo rilevato nella nostra indagine mostrano che, nonostante la chiusura in equilibrio del 2023, si sono accentuati i fattori di crisi che colpiscono in maniera più diretta il comparto manifatturiero. In particolare, va considerata con la dovuta preoccupazione la riduzione del numero di imprese che dichiarano un aumento del proprio giro d’affari. D’altro canto, l’aumento dei livelli occupazionali testimonia una solidità del tessuto imprenditoriale nel suo complesso, non va però dimenticato il problema del reperimento di manodopera qualificata e non. Di fronte a questa situazione gli imprenditori si stanno impegnando con investimenti nella formazione del personale. Tale impegno, però, non può da solo risolvere un problema di carattere ormai strutturale e, quindi, deve essere accompagnato da politiche volte al rafforzamento dei percorsi di aggiornamento delle competenze professionali che devono svilupparsi parallelamente alla crescente diffusione delle tecnologie digitali”.