Di Antonino Gulisano direttore editoriale
Che cos’è la cultura vi chiederete? Nel linguaggio comune il termine cultura lo associamo soprattutto alle manifestazioni dell’arte: letteratura, teatro, musica, danza, arti figurative, ad un sapere che eleva la mente al di là e al di sopra della nostra vita quotidiana.
Tuttavia, anche qui possiamo fare delle distinzioni: ci sono una cultura “popolare” e una cultura “alta o elitaria”, sono due diverse forme espressive, quella del mantenimento orizzontale del sapere e quella verticale della sperimentazione di nuove strade intellettuali. Mi ricordo una conversazione con un grande storico e critico del cinema Guido Aristarco, il quale sosteneva che la cultura è anche quella del contadino nel modo come sa potare una pianta.
In una società globalizzata e in un tempo di pandemia di Covid 19, il tema della cultura debba essere affrontato in modo corretto.
Sono tentato di rispondere con uno slogan: pensare globale ed agire locale. Ciò significa che il processo dello sviluppo mondiale va regolato e guidato per la salvaguardia delle popolazioni sia come soggetti economici sia come cittadini consumatori. In questo la cultura rappresenta un aspetto unico e significativo rispetto alla omologazione che si tenta nell’economia e nel mercato. Quindi è necessario ribaltare lo slogan con: pensare locale ed agire globale.
Ciò significa mettere in evidenza come ogni soggetto, come ogni territorio dal punto di vista socio culturale è identico ed unico per sé e non può essere omologato o standardizzato.
Il terzo millennio pone, a noi occidentali due grandi riflessioni: Laprima riflessione il soggetto principale non sono più le masse ma gli individui, come uomini, i quali hanno un sentire universale, ma delle esigenze e bisogni individuali da soddisfare.
La seconda riflessione che la sfida prossima sarà tra chi possiede conoscenza e chi ha bisogno di conoscenza
La sfida di questi prossimi anni è legata alla soluzione di codesto problema.
Requisito fondamentale per favorire la crescita e l’occupazione all’interno di un territorio è l’esistenza di favorevoli condizioni di contesto di carattere territoriale, legate alla presenza di infrastrutture e “asset” necessari allo sviluppo dell’economia
La nuova visione dello sviluppo economico può essere rappresentato dalla valorizzazioni dei beni culturali ed ambientali attraverso la coniugazione più cultura più sviluppo economico.
Una volta. “Andavi dal mastro artigiano e gli chiedevi: mi insegni il Mestiere?” I grandi del Passato vedi i Ferrari i Vignali i Sarzi il lavoro lo hanno imparato dai Padri o dai Nonni oppure seguendo la bottega degli artigiani.
Una volta ‘andare a bottega’ o ‘a discepolo’ era una forma di educazione, oltre che una strada per trovare un lavoro.
A livello territoriale, i mestieri tradizionali sono appannaggio del Centro nord, fatta eccezione per Campania e Sicilia.
I mestieri d’arte e di tradizione sono presenti in tutti i settori produttivi e sono legati all’ambiente, alla storia, ai costumi e alle culture delle diverse aree del Paese, tanto da formare distretti produttivi “tipici”. L’Italia è la nazione che, unica al mondo, presenta oltre 200 tradizioni locali e centri territoriali specializzati. Tra i distretti più tipici e conosciuti della Sicilia vi sono quella della ceramica di Caltagirone o di S. Stefano di Camastra, o la ceramizzazione della pietra lavica del maestro Messina di Paternò. Altra tradizione della Regione è quella dei cantastorie e dei pupari.
La cultura intesa come insieme di linguaggi, comportamenti,usanze, costumi, abitudini e prodotti che ne conseguono, può essere considerata l’universo di simboli nel quale vive immerso l’uomo.
Il simbolo è il modo con il quale l’uomo esprime la sua realtà, la comunica, la pensa.
Eccola cucina è un simbolo, un’espressione della cultura di un popolo, che, come ha scritto l’antropologo Levi – Strauss, gli uomini scelgono più frequentemente per affermare la propria originalità, nei riguardi degli altri. L’uomo della strada inizia la conoscenza di un luogo straniero dalla cucina tipica di quel luogo. Questo criterio di giudizio resiste anche nella nostra civiltà post – industriale. Indipendentemente, da ogni considerazione di carattere biologico, la cucina tipica esprime in modo profondo quei legami che uniscono ogni individuo all’ambiente, allo stile di vita di quel luogo, alla società.
Qual è la tradizione della cucina tipica della Sicilia? Con un arguto aforisma, si può dire che la Sicilia è una terra ricca, ma popolata da gente povera.
L’atavica miseria delle genti di Sicilia, infatti, è da considerarsi un paradosso rispetto alla fecondità della sua terra, che gli antichi romani consideravano il granaio dell’Impero; e l’arabo Al Idrisi la descriveva ricca di acqua e circondata da un mare pescosissimo ( ora purtroppo sempre meno).
La città deve superare quella cultura “del Massaro” cioè di colui il quale ha lo status economico e non lo status culturale. Questo grande sforzo di crescita culturale è una premessa indispensabile per realizzare questo grande sogno di sviluppo ove sia riconosciuto il merito e soddisfatto il bisogno dei più deboli e meno fortunati.
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Fonte: Dal Quotidiano dei contribuenti
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