Continua a crescere il numero degli occupati, ma “aumentano di 48 mila unità gli inattivi dopo molti mesi di calo, il che significa che persone che prima cercavano attivamente lavoro, ora hanno smesso di farlo, questo è uno dei segnali in controtendenza”. E’ quanto afferma Francesco Seghezzi, Presidente di Adapt, commentando i dati Istat, secondo cui il tasso di occupazione resta fermo al 61,8%, quello di disoccupazione scende al 7,5% e quello di inattività sale al 33,1%. Seghezzi sottolinea che “ad aumentare sono unicamente i lavoratori dipendenti, con una crescita di 23 mila occupati permanenti e di 15 mila occupati a termine, che non crescevano da agosto, secondo segnale in controtendenza”. Su base annua gli occupati a termine continuano ad essere in calo (-57mila) e la totalità dei nuovi occupati è data da occupati permanenti (+551mila). I dati dell’occupazione giovanile confermano la criticità già rilevata nei mesi precedenti, con un aumento del tasso di inattività sia nella fascia 15-24 che in quella 25-34 anni. In quest’ultima diminuisce (dopo mesi di crescita) il tasso di occupazione di 0,2, dato su cui incide la dinamica demografica. Si nota invece un leggero aumento del tasso di occupazione per le fasce 35-49 anni e 50-64 anni, “Nella fascia over 50” – precisa Seghezzi – “a causa dell’invecchiamento della popolazione cuba il maggior numero di nuovi occupati con ben +123mila nel trimestre settembre-novembre rispetto al trimestre precedente”. Depurati dalla componente demografica i dati confermano una crescita occupazionale concentrata nella fascia 50-64 anni e un calo di inattivi quasi nullo in quella giovanile. “L’aumento dell’occupazione in un momento economico debole può significare posti di lavoro di bassa qualità, o almeno polarizzazione. Inoltre – prosegue Seghezzi – l’aumento dell’occupazione a fronte di scarsità di offerta data da contrazione demografica può significare mismatch e assunzione di persone non ottimali per la domanda, con conseguenze su produttività e innovazione (e quindi la partita della formazione è fondamentale, oggi più che mai). Infine, “l’aumento degli inattivi come conseguenza del calo dei disoccupati potrebbe essere in parte legato a persone che hanno perso il reddito di cittadinanza e non trovano lavoro”. In sintesi, “il momento è interessante, purtroppo molti dati non sono disponibili, e sarebbero fondamentali, dato che anche se complessivamente i numeri continuano ad essere buoni, mostrano qualche segnale da attenzionare come l’aumento significativo degli inattivi e il ritorno (seppur lieve) dell’occupazione a termine”. (AGI)
ING