La favola nera di un paese in mano a bande di ladri e macellai.
La rivolta del cuoco di Putin ha messo nei guai la fetida impresa politica e militare del Cremlino. L’eventuale vendetta del capobanda, se ci fosse, apparirà il primo atto di un epilogo brutale e triste, a un passo da Ceausescu. La rivolta del cuoco di Putin, così diverso dalla cuoca che Lenin voleva alla testa dello stato, dimostra inequivocabilmente che quel paese meraviglioso è nelle mani di una banda, anzi di più bande composte di ladri e di macellai. In cuoco veritas. Ha detto che nessuno minacciava la Russia prima del 24 febbraio in cui duecentomila poveracci con le pezze al culo furono indotti a invadere e occupare l’ucraina. Non c’erano nazisti in circolo. Non c’era una vera guerra nel Donbas. Non c’era niente da smilitarizzare alla frontiera per difendere la patria dall’occidente e dalla Nato.