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Materie prime critiche: con 1,2 mld -33% dipendenza dall’estero

Di
Lucia Cutrona
|
4 Novembre 2024

Il Rapporto, “ricco di dati e di analisi approfondite, evidenzia con chiarezza il ruolo decisivo delle materie prime critiche per la competitività della manifattura italiana. L’Italia è seconda solo alla Germania per contributo delle MPC alla produzione industriale, con un’incidenza rispetto al Pil che è aumentata di oltre il 50% in soli 5 anni: questi pochi dati sono già sufficienti per giustificare la grande attenzione che meritano nelle analisi e nelle policy nazionali ed europee”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che ha aggiunto: “La solida tradizione mineraria, che in passato è stata orgoglio nazionale, va adesso ricostruita, a partire dalle competenze e, più in generale, dalla consapevolezza anche sociale sul tema. Per questo occorre uno sforzo collettivo e sono pertanto grato del rilevante contributo che fornite al dibattito”. “Le direttrici di politica industriale delineate nel Rapporto sono coerenti sia con le indicazioni del Rapporto sul futuro della competitività europea di Draghi sia con le azioni già avviate dal governo a partire dal decreto-legge sulle materie prime critiche di interesse strategico. In linea con quanto suggerito nella vostra road map, occorre muoversi su più direttrici: un ruolo fondamentale potrà averlo la ricerca per definire processi a più basso impiego di materie prime critiche e per sviluppare modelli virtuosi per il loro riutilizzo e riciclo. A oggi – ha proseguito – resta tuttavia una dipendenza italiana quasi totale delle MPC dalle importazioni che potrebbe aumentare, esponendo il nostro modello produttivo al rischio di approvvigionamento. Diviene allora prioritario mappare i fabbisogni nazionali, con un’analisi sia macro che riferita alle imprese strategiche. Un lavoro di approfondimento che porterà a orientare le politiche di approvvigionamento, anche ricorrendo al Fondo Nazionale Made in Italy”, ha concluso Urso. (AGI)