Piano Italia a 1 Giga, avanti tutta sul riutilizzo delle infrastrutture esistenti
Comuni e operatori di Tlc uniscono le forze per accelerare i cantieri Pnrr facendo leva anche e soprattutto sulla disponibilità di asset pubblici da mettere a disposizione in nome del raggiungimento degli obiettivi governativi
Snellire la burocrazia e velocizzare i tempi: è questo lo scopo della Convenzione Reti Ultraveloci Pnrr, siglata tra il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci), Infratel Italia e gli operatori di telecomunicazioni, a partire da Open Fiber e Tim che nell’ambito del Piano Italia 1 Giga porteranno connettività ultraveloce nelle zone sprovviste con l’ausilio dei fondi Pnrr. Con questo piano, l’Italia ha deciso di anticipare al 2026 gli obiettivi di connettività Gigabit per tutti i cittadini che l’Unione Europea ha fissato per il 2030 con il piano EU Digital Compass.
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La convezione Reti ultraveloci Pnrr
Come illustrato qualche giorno fa nell’ambito del webinar organizzato da Anci “Reti Ultraveloci: informazioni e strumenti operativi per i Comuni”, la convenzione sarà utile per l’accelerazione dell’intervento e il riutilizzo, ove possibile, di infrastrutture già esistenti. Visti i numerosi interventi normativi di semplificazione che i vari governi hanno messo in atto nel settore delle Tlc negli ultimi anni, la Convenzione deriva dall’esigenza di sistematizzare il quadro regolatorio all’interno di un format chiaro tra comuni e operatori, in modo da implementare in modo più efficace la realizzazione dell’opera.
“Il piano Italia a 1 Giga ha l’obiettivo di connettere entro il 2026 6,8 milioni di civici. Questo accordo operativo è davvero importante per lavorare insieme nel rispetto dei tempi e non perdere l’occasione di realizzare la rete ultraveloce nei nostri comuni” ha dichiarato nell’ambito del webinar Chiara Daneo, Relazioni Istituzionali del Dipartimento per la Trasformazione digitale.
Presente al webinar, rappresentata da Giovanni Cassano, anche Infratel Italia, che nasce “con l’obiettivo di infrastrutturare la rete pubblica in banda larga e ultralarga nelle aree dell’Italia a scarso interesse per gli operatori privati, in modo da soddisfare l’esigenza di connettività di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni” spiega Cassano. “Per questo oggi è il soggetto abilitatore a livello nazionale dei piani di intervento pubblico e di infrastrutturazione digitale del paese”.
L’Accordo Operativo allegato alla Convenzione tocca gli aspetti più delicati nell’ambito della realizzazione delle reti in fibra ottica: fornire un quadro aggiornato sulla normativa di settore, definire regole operative condivise che non possano generare fraintendimenti, informare i Comuni sulle tempistiche e velocizzare l’esecuzione degli interventi.
“Come Anci, viste le interlocuzioni che abbiamo avuto con gli organi di governo, ci siamo posti il tema su quale potesse essere la strumentazione di tipo amministrativo a disposizione dei comuni per gestire al meglio gli interventi anche sulla base degli interventi precedenti come quello sulle aree bianche” ha commentato Mauro Savini, Responsabile Dipartimento Innovazione, transizione digitale e giovani Anci. “Dal punto di vista normativo negli anni il settore delle telecomunicazioni ha avuto parecchi interventi, motivo per il quale abbiamo ritenuto utile sistematizzare il quadro regolatorio all’interno di format di accordo tra comuni e operatori”.
Il riutilizzo delle infrastrutture esistenti
In base alla Convenzione, valida fino al 30 giugno 2026, l’operatore fornisce al singolo Comune un accordo operativo con regole e linee guida da seguire, normative e procedure di collaborazione. Tra i punti più importanti, la disponibilità del Comune al riutilizzo di infrastrutture esistenti (in particolare l’illuminazione pubblica) e un impegno da parte dell’operatore a eseguire interventi correttamente e tempestivamente, come stabilito dal bando.
“Open Fiber punta a velocizzare la realizzazione dell’opera senza impattare la vita dei cittadini, con tecniche di scavo non invasive ma soprattutto, dove possibile, con il riutilizzo di infrastrutture esistenti. Per questo, quando il comune manifesta l’intenzione di firmare l’accordo operativo, la prima cosa che chiediamo è la possibilità di riutilizzare la pubblica illuminazione” ha sottolineato Paola Martinez, Responsabile Affari istituzionali territoriali di Open Fiber. “In questo senso l’accordo operativo è uno strumento chiaro e puntuale, che ha il valore di semplificare e snellire le procedure consentendoci di lavorare meglio e più velocemente”.
“La sigla di questo protocollo da una possibilità al territorio di avere una competitività maggiore nel consentire dei servizi al cittadino quali un turismo evoluto, una pubblica amministrazione più efficiente, una raccolti dei rifiuti digitalizzata e tanti altri vantaggi che solo la banda ultralarga può dare” ha commentato Sabina Strazzullo, National & Local Institutional Affairs Tim.
Il Piano Italia a 1 Giga
Nell’ambito del Piano Italia 1 Giga lo Stato offre, con i fondi del Pnrr, un sostegno pubblico alla realizzazione di una rete ultraveloce in tutte e 20 le regioni d’Italia. Open Fiber si è aggiudicata 8 lotti in 9 regioni: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Puglia, Sicilia, Toscana, Veneto, per un totale di 3.8 milioni di civici in oltre 3800 comuni. TIM interverrà in 7 lotti nelle regioni Val d’Aosta, Piemonte, Liguria, Province Autonome di Trento e Bolzano, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Sardegna, Basilicata e Calabria, per un totale di quasi 3 milioni di civici.
FONTE: https://www.corrierecomunicazioni.it/
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Source: Accadede in Italia da QdC
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