La Procura di Prato ha concluso le indagini preliminari nei confronti di nove indagati: due imprenditori cinesi, titolari fatto di molteplici imprese, che sono stato arrestati nei mesi scorsi e condotti in carcere, e di altri sette cittadini cinesi (quasi tutti prestanomi dei primi due e altri familiari degli stessi), per i reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e di omessa dichiarazione dei redditi. Gli indagati, secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbero preso parte a “un disegno criminoso risultato essere lineare: chiudere un’azienda appena arrivava un accertamento, aprirne un’altra a seguire, cambiando la denominazione e l’intestatario”. L’indagine condotta dai militari della Guardia di Finanza, spiega il procuratore Luca Tescaroli in un comunicato, ha portato “all’emersione di una dilagante evasione fiscale e contributiva che risulta essere stata portata avanti attraverso il meccanismo delle imprese ‘apri e chiudi’, mediante il quale i due imprenditori cinesi hanno esercitato attività di impresa in costante evasione di imposta, avvalendosi di molteplici prestanome, le cosiddette teste di legno, che si sono succedute periodicamente e la collaborazione di familiari nella conduzione delle imprese“. Le ditte individuali, trascorsi pochi anni dall’avvio, è emerso dalle indagini, “cessavano l’attività appena venivano notificati i primi debiti erariali, spesso di importo rilevante, con lo scopo di evitare ripercussioni negative economiche causate dalle procedure di accertamento”. Così i due destinatari delle misure cautelari si sono sottratti al pagamento delle imposte per un arco di tempo quasi ventennale. Nel corso delle investigazioni è stata predisposta la richiesta di misura cautelare personale e reale e il Gip del Tribunale di Prato, in aderenza a quanto richiesto dalla Procura, ha emesso, il 24 giugno scorso, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei due amministratori di fatto indagati, per i reati di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e omessa dichiarazione dei redditi, nonché decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca di beni riconducibili agli stessi per un valore di circa 5 milioni di euro: dieci aziende e diciotto unità immobiliari, sette automobili e alcuni conti correnti bancari, dove è stato rinvenuto oltre mezzo milione di euro. Le misure applicate non sono state impugnate dalle difese. La Procura precisa che è stata assicurata la continuità dell’impresa e la tutela dei lavoratori attraverso la nomina degli amministratori giudiziari per le imprese oggetto di sequestro preventivo. Le investigazioni continuano per verificare se vi sia stata la collaborazione di professionisti nella condotta dei reati.(AGI)