Se l’’inflazione pesa nel settore delle vacanze del nostro Paese e altrettanto vero che il Governo non si muove per salvare uno dei settori vitali della nostra economia. A dichiararlo il Presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro, dopo la lettura dell’indagine Demoskopica sul turismo e da dove emerge che per il 2023 si stima che la dinamica dei prezzi nel turismo registri una variazione tendenziale in aumento pari all’8,9% rispetto all’anno precedente con un differenziale inflazionistico pari +3,3 punti percentuali rispetto all’inflazione acquisita per l’indice generale calcolato dall’Istat al 5,6%. Ripercussioni più che significative sui consumi dei vacanzieri: l’incremento dell’inflazione genererebbe rincari pari a 3,9 miliardi di euro della spesa turistica di italiani e stranieri che hanno scelto di trascorrere un periodo di villeggiatura nei mesi estivi nelle località italiane. A pesare prioritariamente alcune voci rispetto ad altre con in testa, per inflazione tendenziale al giugno del 2023 rispetto allo stesso mese dello scorso anno, il trasporto aereo (+23,5%), i pacchetti vacanza (+17,7%) e i servizi di alloggio (+12,8%).
E, inoltre, a giugno dell’anno in corso, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo, fa registrare incrementi su base annua per l’Italia nella maggior parte delle voci del “paniere considerato” superiori ai principali competitor del Belpaese quali Francia, Grecia e Spagna. Sul versante territoriale, infine, sono cinque i sistemi turistici regionali che presentano un incremento dell’inflazione acquisita turistica superiore alla media italiana: Lazio (+9,5%), Lombardia (9,2%), Toscana (9,1%), Molise (9,1%) e Campania (9%) con un rincaro cumulato di 1,6 miliardi di euro, pari a oltre il 40% sulla quota complessiva della spesa turistica imputabile alla crescita dei prezzi.
Stiamo assistendo, inermi, – ha dichiarato il presidente di Confedercontribuenti, Carmelo Finocchiaro ad un’impennata dei prezzi del trasporto aereo, dal caro energia, della crescita dei listini dei carburanti e da “prenotazioni incontrollate” che hanno provocato un aumento generalizzato dei prezzi nel comparto turistico. E al danno si aggiunge la beffa poiché la spirale inflazionistica riguarda principalmente i voli domestici e i pacchetti turistici nazionali.